Gaeta / Il Messaggio di Natale dell’Arcivescovo Vari: “La gioia non nasce dalle favole”

GAETA, Arcidiocesi – Natale, la festa della gioia, un’occasione in cui “Dio, facendoci un grande dono”, è “diventato nostro fratello”. E’ ricca di spunti la lettera aperta che l’Arcivescovo di Gaeta, Monsignor Luigi Vari, ha scritto alla Chiesa del Golfo anche se i suoi principali interlocutori sembrano essere i bambini, i ragazzi e i giovani. “La gioia è fatta di poche cose essenziali. C’è l’attesa, condita di tanti piccoli momenti: intimi, pieni di preparazioni, di riti, di atmosfere, di calore. Ognuno di noi può dire di associare al Natale un odore, una sensazione. Ognuno di noi può raccontare che si sente nell’aria qualcosa di diverso e di straordinario. A Natale sembra brutto non salutare nessuno, lasciare solo qualcuno, non fare nemmeno una chiamata. Senza attesa non c’è gioia. Ora la dilatazione commerciale delle feste, che durano da ottobre a febbraio, ha tolto l’attesa che la Chiesa custodisce con tempi precisi – osserva Monsignor Vari – L’Avvento e i giorni della Novena scandiscono il tempo dell’attesa fino ad arrivare all’ultima sera, quando si canta: domani! Che tristezza quando nella nostra vita non c’è la trepidazione di una sera che annuncia un domani. Un domani presente in Gesù, fratello, Principe della Pace, che ci rende capaci di rendere concrete parole ‘Dio si fa uomo e nasce come tutti, tanto uguale a noi da sentirlo fratello’ come amore, amicizia, solidarietà, aiuto e pace”. Per il presule della Chiesa del sud pontino “La gioia non nasce dalle favole. Esse, però, ci insegnano che è brutto doversi inventare un mondo parallelo per farci entrare il bene, la pace e la gioia. È da disperati inventarsi un Natale parallelo. Aspettare Babbo Natale è, alla fine, aspettare qualcuno che si prenda cura di te in un mondo dove nessuno lo fa. Ho paura che Babbo Natale serva più ai grandi che ai bambini. Quell’istante di Natale vissuto con quei bambini insegna che Dio si è fatto uomo per farci amare il mondo in cui viviamo e le persone che ci sono accanto, così come sono. I primi destinatari dell’annuncio della sua nascita sono persone che non avevano tempo per le favole, ma che si sono subito messi alla ricerca di qualcuno che era nato e che si rivolgeva a loro, contando sulla loro buona volontà. Convinti dalla novità che qualcuno fosse andato a cercarli nelle loro capanne e a visitarli nel loro sonno, per invitarli ad andare a vedere, come si fa con le persone che si amano e che contano: quelle alle quali le notizie si comunicano per prime e alle quali vanno date di persona. Che novità essere trattati come persone amate e importanti, senza essere costretti a entrare in una favola dove le pecore smettono di avere l’odore di pecore, le capanne diventano castelli e si deve dire che i poveri pastori, costretti alla macchia, alla fine sono principi puniti da una strega”. E l’epilogo di questo messaggio Natalizio di Monsignor Vari si rivela essere, come sempre, un inno all’ottimismo: “La gioia la costruisci nel mondo di tutti i giorni e non la compri nei centri commerciali…”