Formia / Attesa per l’interrogatorio di garanzia di Orlando Taddeo

C’era poca voglia di parlare martedì a Santi Cosma e Damiano dopo la diffusione della notizia dell’arresto ai domiciliari eseguito a Roma dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza nei confronti dell’imprenditore 51enne Orlando Taddeo, nipote e fratello rispettivamente dei sindaci di San Cosma e Damiano e di Formia, Franco e Gianluca, rigorosamente estranei alle indagini coordinate dalla Procura e culminate con l’emissione della custodia cautelare ai domiciliari da parte del Gip del Tribunale di piazza Clodio Valeria Tomassini. Ad Orlando Taddeo, 51 anni, da quasi tre decenni molto impegnato imprenditorialmente nei settori della tecnologia e delle telecomunicazioni, è stata applicata, a distanza di quasi due mesi dall’interrogativo preventivo tenuto davanti lo stesso Gip Tomassini, la misura più gravosa rispetto a quella notificata (il divieto per un anno di esercitare uffici direttivi delle persone giuridiche e imprese) al 66enne Paolino Manfredi mentre sono semplicemente indagati il 65enne Glauco Verdoia, il 45enne irlandese Terence Peter Kirby e l’indiano 49enne Manjit Singh. La difesa di Taddeo, nonostante la pausa natalizia, si è subito attivata per preparare l’interrogatorio di garanzia che potrebbe svolgersi prima di Capodanno o, in alternativa, nei primi giorni del 2026. All’imprenditore sancosimesi, che vanta diversi interessi economici a livello internazionale oltre che italiano, è stata formulata l’accusa di aver ideato una frode fiscale finalizzata all’evasione dell’Imposta sul valore aggiunto (Iva), consistita nello svolgimento di una fittizia attività di intermediazione di traffico telefonico (“trading telefonico”), finalizzata a consentire a persone giuridiche residenti sul territorio nazionale di generare ingenti crediti inesistenti da poter indebitamente utilizzare in compensazione delle somme dovute all’Erario.

Di certo l’attività investigativa degli ‘007” del Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle di Roma, coordinata dai Pm del settore “Frodi e reati tributari” della Procura di Roma, è stata lunga e laboriosa e ha permesso – secondo l’ordinanza del Gip Tomassini – di individuare un nuovo ed interessante business, quello legato all’intermediazione del transito internazionale di fonia che, definito ancora una materia “oscura” sotto il profilo investigativo, permetterebbe (o avrebbe già permesso di farlo) di consumare con successo frodi milionarie. La Guardia di Finanza imputa al fratello maggiore del sindaco di Formia l’accusa di aver ideato, realizzato e, poi, “sfruttato” tre piattaforme digitali, gestite attraverso società di diritto irlandese riconducibili allo stesso Taddeo, concepite “ad hoc” per generare ingenti e fittizi volumi di traffico. In questa storia, tutta ancora da definire, era destinato ad un anonimo paese africano, lo Zambia, per tentare di “giustificare” gli elevati importi indicati nelle fatture false oggetto delle operazioni di intermediazione.

Alcuni numeri accertati dalla Finanza: in soli sei mesi, nel 2021, sarebbero state emesse fatture per oltre sette milioni di euro, di cui 1,3 milioni di Iva. A dar manforte alla finanza sono stati i funzionari dell’Autorità nazionale per le comunicazioni, l’Agcom, che avrebbero accertato come fosse stato “sproporzionato” il volume di traffico intermediato verso lo Zambia in rapporto ai dati sull’intero traffico mobile in entrata da parte di tutti gli operatori che hanno commercializzato traffico telefonico verso questo paese africano. Si ipotizza come la frode all’erario italiano sia stata concretizzata attraverso l’immancabile ricorso ad alcune società cartiere, italiane e di altri paesi europei. Soprattutto quelle nostrane emettevano fatture con l’Iva che non veniva mai versata e, fatturando a soggetti comunitari interposti per lo scopo, “creavano” un credito d’imposta successivamente utilizzato in compensazione a fronte di pagamenti reali significativamente inferiori all’ammontare del credito stesso. La Finanza ha convinto la Procura di piazzale Clodio come questa frode abbia provocato un danno erariale complessivo di oltre 2 milioni e mezzo di euro, derivante – va precisato – sia dal mancato versamento dell’Iva relativa alle fatture emesse dalle società fittizie (pari a circa 1,3 milioni di euro) sia dalla compensazione, pari a circa 1,2 milioni di euro da parte della società cliente della piattaforma, delle somme dovute all’Erario con il credito IVA generato anche grazie a fatturazioni intracomunitarie.