GAETA – Sta prendendo decisamente una brutta piega la polemica politica che in questi giorni a Gaeta riguarda i discussi e contestati lavori, “più di uno scempio”, autorizzati dalla Sovrintendenza ai beni monumentali a favore del mausoleo di Lucio Munazio Planco, sulla sommità di Monte Orlando – nel cuore del Parco Regionale della Riviera di Ulisse – Il Pd da giorni sta dicendo in tutte le lingue del mondo come il monumento “unico al mondo, sta subendo una delle peggiori offese della sua storia. L’intervento in corso, presentato come un’opera di “fruizione e accessibilità”, sta in realtà trasformando l’area archeologica in un cantiere di cemento armato, con manufatti invasivi che compromettono irrimediabilmente l’integrità del sito.”. Al Pd non è piaciuta affatto la difesa d’ufficio che il sindaco di Gaeta, Cristian Leccese, aveva rivolto al Sovrintendente, Alessandro Betori, che “aveva avuto il coraggio di giustificare quanto accade parlando addirittura di un “doveroso sacrificio del monumento” per permettere l’accessibilità al sito”. A tornare alla carica è la neo segretaria comunale dei Dem, Marilisa Di Mille, che aveva definito quelle di Betori “parole gravi, aggravate dal suo stesso riconoscere le contraddizioni: definisce la rampa in cemento armato un intervento invasivo, parla di “piccolo sacrificio”, ammette che è “un’aggiunta che non c’entra nulla con il monumento” e infine conclude che “non sarà mai bella, gradevole o assolutamente neutra”. È inaccettabile che chi dovrebbe tutelare il patrimonio culturale nazionale si esprima con tanta leggerezza, “sperando che l’impatto” dichiara: “si veda molto poco nel contesto” ammettendo quindi di non essere nemmeno sicuro di quello che ha approvato !!”. Il Pd definisce altrettanto gravi le considerazioni difensive cui è giunto il sindaco Leccese nei confronti del comportamento del Sovrintende: “Avrebbe egli stesso dovuto dirci – ha aggiunto la segretaria Di Mille – che interventi di tale natura sono in palese contrasto con il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, che all’articolo 20 vieta qualsiasi modifica che alteri l’integrità, la percezione e il decoro dei beni culturali. Inoltre, l’articolol 21 dello stesso Codice stabilisce che sono vietate opere e interventi “di qualunque genere che possano recare pregiudizio alla conservazione” dei beni tutelati. È evidente che la cementificazione permanente, a ridosso del Mausoleo, viola questo principio fondamentale. A ciò si aggiunge la violazione del vincolo paesaggistico (articooli 136-142 del Codice), che riguarda l’intero Monte Orlando, riconosciuto come area di interesse pubblico e paesaggistico di eccezionale valore.”. Insomma quello di Munanzio Planco – secondo il Pd – “è un monumento violato dal cemento. I lavori prevedono una rampa lunga oltre venti metri, necessaria a superare un dislivello di appena 80 centimetri, costruita in cemento armato e addossata direttamente al basamento originale del Mausoleo: un intervento che trasforma l’opera in un comune muro di sostegno, cancellandone la percezione storica.
A ciò si aggiunge una scenografica scalinata, anch’essa in cemento armato, incollata all’ingresso del Mausoleo, e la cosiddetta “piazzola di sosta” (presentata come anfiteatro) circondata da un muro alto due metri che occlude proprio il punto di maggior visuale del sito. Un vero e proprio sfregio a un bene che avrebbe invece richiesto la massima delicatezza e rispetto .Il tutto per non parlare dell’infausta decisione di collocare servizi igienici proprio di fronte al Mausoleo , quando sarebbe stato molto più opportuno collocarli nell’anello pedonale inferiore e non in un area di assoluto rispetto del monumento”. Il Pd, oltre a polemizzare con il Sovrintendente e ora con il sindaco di Gaeta, aveva presentato una serie di soluzioni per il quale aveva lavorato la consigliera comunale Sabina Mitrano: “Sono state tutte puntualmente ignorate – ha aggiunto l’avvocato Di Mille – Esistono e sono già adottate in altri siti archeologici di valore universale, da Pompei al Colosseo: un’accessibilità garantita da navette elettriche e, laddove indispensabili, strutture leggere, removibili e non invasive. Qui invece si è scelto di cementificare, cancellando la possibilità di interventi reversibili e condannando il paesaggio a una deturpazione permanente.”. Il Pd parla dunque di una “tutela capovolta” ed è “paradossale che il Sovrintendente invochi il sacrificio del monumento e addirittura “del paesaggio attorno e dell’ambiente”. Non sono i monumenti a dover essere sacrificati: sono i visitatori, consapevoli della fragilità dei luoghi, ad accettare piccoli disagi pur di preservare questi tesori per le future generazioni. Questa logica è già stata applicata in tutto il mondo, perché l’integrità dei siti storici è un bene non negoziabile.” Il Pd conclude la sua nuova sortita polemica chiedendo che il “Comune intervenga a tutela del sito storico e di ciò che rappresenta per Gaeta e la sua storia!! Questa amministrazione non dev’essere complice ma difendere il Mausoleo di Planco da chi ne giustifica lo scempio, con argomentazioni che oscillano tra l’incertezza e l’imbarazzo. Di certo – ha dichiarato la segretaria Di Mille – noi non taceremo e non taceremo davanti a questo tradimento del nostro patrimonio . La comunità civile, le associazioni culturali e tutti i cittadini hanno il diritto dovere di conoscere quello che sta accadendo sotto gli occhi chiusi del comune e contestare con forza queste scelte devastanti. Il Mausoleo di Lucio Munazio Planco non appartiene a un singolo funzionario, ma a tutti noi e alle generazioni che verranno. Di fronte a giustificazioni così scandalose, oggi abbiamo la certezza che la Sovrintendenza (alla luce della sorprendente difesa d’ufficio del sindaco Leccese) invece di difendere il monumento, ha abdicato al suo ruolo. Il partito democratico di Gaeta attraverso i suoi consiglieri chiederà che si faccia piena luce su quanto sta accadendo” – ha concluso l’avvocato Di Mille.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.