LATINA – “Vi uccido uno alla volta”. Parole agghiaccianti, rivolte non a degli estranei, ma ai propri figli. È una delle frasi più dure emerse nel processo che ha portato alla condanna di S.M., 44 anni, di origine indiana, accusato di maltrattamenti in famiglia. Ieri pomeriggio il Tribunale di Latina ha emesso la sentenza: cinque anni e tre mesi di reclusione, oltre all’interdizione dai pubblici uffici e al risarcimento in favore delle parti civili.
Le vittime? Quattro bambini, figli dell’uomo, all’epoca dei fatti di età compresa tra i 4 e i 10 anni. Secondo quanto ricostruito durante il processo, il padre – spesso in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze – aveva trasformato la loro quotidianità in un incubo. Un clima di terrore domestico fatto di minacce, umiliazioni, violenza verbale e psicologica. I bambini, come riportano le carte dell’inchiesta, vivevano in uno stato di costante soggezione, terrorizzati da un genitore che avrebbe dovuto proteggerli.
Il procedimento appena concluso è il secondo filone giudiziario che coinvolge S.M., già imputato in un altro processo per atti persecutori nei confronti dell’ex moglie. Proprio dalle udienze del primo dibattimento, grazie alle testimonianze raccolte e agli elementi emersi, era scattata una nuova indagine, culminata con il rinvio a giudizio per maltrattamenti sui minori.
Durante l’udienza finale del processo bis, il pubblico ministero Martina Taglione ha ricostruito l’intera vicenda, chiedendo una condanna a sei anni. Richiesta in gran parte accolta dal Collegio Penale, che ha riconosciuto la gravità delle condotte, descrivendole come seriali e deliberatamente vessatorie.
Tra i momenti più drammatici citati nel corso del dibattimento, l’episodio in cui l’uomo, sotto l’effetto dell’alcol, ha minacciato di morte i figli accusandoli di aver parlato dei suoi problemi con l’alcolismo. Non solo: li ha anche cacciati di casa, lasciandoli per ore per strada, senza alcun riparo.
La difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Rodolfo De Cave, ha tentato di smontare l’impianto accusatorio, senza però riuscire a evitare la condanna. Le parti civili, costituite in giudizio, erano rappresentate dall’avvocato Emma Persichetti del Foro di Roma.
Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro novanta giorni. Intanto, la condanna segna un primo passo verso il riconoscimento del dolore subito da quattro bambini, troppo piccoli per comprendere perché proprio chi avrebbe dovuto amarli incondizionatamente, si sia trasformato nel loro incubo peggiore.