Gaeta / “I prefetti dell’intelligence”, ultimo intrigante libro di Aldo Lisetti

GAETA – Un libro che una biblioteca di una qualsiasi scuola di ogni ordine grado dovrebbe avere disponibile per i suoi studenti per capire elementi meno noti ma altrettanti significativi della storia italiana dell’ultimo mezzo secolo. E’ quello , l’ultimo, che ha impreziosito la sempre infaticabile produzione letteraria del generale di Gaeta (ed ex sindaco di Campodimele) di Corpo d’Armata dei Carabinieri Aldo Lisetti. S’intitola “I Prefetti dell’Intelligence” e già l’argomento è una novità assoluta circa le storie e i profili biografici dei Prefetti della Repubblica. Con una sola (e forse) e assoluta eccezione: quella che riguardò Cesari Mori, il famoso “Prefetto di Ferro”. Imperversava la guerra di mafia in Sicilia ed Capo del Governo in carica nel 1929, il Cavaliere Benito Mussolini scelse questo coraggioso prefetto, appunto Cesare Mori, per combatterla con metodi forti.

Negli altrettanti anni bui e grigi del terrorismo, rosso e nero, il governo guidato dal sette volte presidente del consiglio Giulio Andreotti scelse un Prefetto di Prima classe per dirigere i servizi segreti riformati dalla Legge 801, dopo uno scandalo che li aveva azzerati e la necessità impellente di trovare gli autori dell’omicidio del Presidente della Dc Aldo Moro e combattere le Brigate Rosse. Fu la prima volta per un Prefetto perché sino ad allora il Ministero dell’Interno si era avvalso per il servizio interno di un proprio Questore (Federico D’Amato l’ultimo) e il Ministero della Difesa di un colonnello o generale dell’Esercito oppure di un ammiraglio (il generale Vito Miceli e l’ammiraglio Mario Casardi, gli ultimi).

La legge 801/1977, invece, istituì un servizio segreto sotto un’unica direzione affidata appunto ad un Prefetto di prima classe, mentre le due branche dei servizi, interno ed estero, furono attribuite rispettivamente ad un generale dei Carabinieri, Giulio Grassini, e ad un generale dell’Esercito Giuseppe Santovito, entrambi di grado inferiore al Prefetto. Senza dubbio originale e accattivante nell’argomentazione questo nuovo libro del Generale Lisetti che costituisce il terzo volume di “Incontri eccellenti in pillole” scritto dall’autore per la collana creata appositamente dall’editore Pasquale D’Arco di Formia. “I Prefetti dell’Intelligence” è un testo accattivante che ha in sé i presupposti per inseguire lo stesso successo di vendita e di critica rispetto al primo volume di questa collina dedicato nel 2023 dallo stesso autore ai suoi “Maestri di vita” e l’anno successivo ai nostri “Presidenti della Repubblica”.  

Lisetti, napoletano di nascita e – come detto – gaetano di adozione, sorprende sempre con i suoi libri, molto apprezzati da un pubblico di lettori di molti centri culturali italiani. Grazie a questi testi ricchi di aneddoti non gli stanno mancando gli inviti (un po’ dovunque in Italia) per ascoltare direttamente dalla sua voce le storie di un recente passato del nostro Paese che ha attraversato anni difficili e tragici per il terrorismo, la lotta armata, la mafia e i tentativi di sovversione dello Stato democratico. Lisetti ha raccontato molto, senza mai violare segreti ed è solito dire “leggete tra le righe e scoprirete o intuirete diverse chiavi di lettura”. 

Altra sua caratteristica affermazione, nel corso delle sue presentazioni in pubblico: “I veri segreti sono quelli che si portano nella tomba!”. “In poche pagine, appunto “in pillole“, – ha scritto l’Editore Pasquale D’Arco nella sua presentazione – l’autore descrive la vita e l’operato dei Prefetti della Repubblica singolarmente rappresentati, evidenziando aspetti caratteriali, esperienze professionali e aneddoti“.

Sotto la lente d’ingrandimento di Lisetti sono finiti i prefetti Gaetano Napoletano, Emanuele De Francesco, Vincenzo Parisi, Riccardo Malpica, Alessandro Voci, Fausto Gianni, Angelo Finocchiaro, Domenico Salazar, Gaetano Marino e Carlo Mosca. Nella narrazione della storia ce ne sono altri ricordati, qui e lì, facendo corona ai principali protagonisti, che hanno operato in passato nelle Province del Lazio (Latina, Frosinone, Viterbo). Oltre centoventi le persone citate nel volume, che è molto interessante e intrigante anche perché la narrazione segue un filo conduttore della lotta politica, supportata dalla stampa e spesso condivisa da una parte della magistratura, che in quegli anni vide i partiti di sinistra impegnati a scardinare il potere della Democrazia Cristiana e, poi, delle coalizioni miste, che avevano governato il Paese per mezzo secolo, sin dall’avvento della Repubblica.