GAETA – Quant’acqua è passata sotto i ponti della giovane carriera artistica di un bravissimo regista di Formia. L’”iniziazione” di Gaetano Emanuele Forte c’era stata dietro una macchina da presa qualche anno fa quando, ancora con i pantaloncini corti, diresse un docu film davvero bello ed innovativo: la devozione del suo adorato nonno Gaetano Forte nei confronti di uno dei santi patroni della città, San Giovanni Battista. Quel documentario di Emanuele fece parlare perché il nonno era tutt’altro che credente, un “rispettoso ateo”, che quando aveva i pantaloncini corti come il nipotino, militava nel partito Comunista italiano sino a diventarne un rispettabilissimo e ascoltato dirigente in ogni angolo della provincia, consigliere comunale nell’amata Formia e consigliere provinciale nella “rossa” Sezze. Chissà se il Emanuele Gaetano Forte abbia rivolto il suo pensiero alla devozione di nonno Gaetano per San Giovanni quando ha girato nelle ultime settimane “Di noi 4″, di cui ha scritto la sceneggiatura insieme a Giovanni Anzaldo e Giulia Rupi, questi ultimi anche attori insieme ad Elio D’Alessandro e Roberta Lanave.
Questa pellicola con una nuova formula del “Road show” approderà presso il cinema Ariston di Gaeta il 9 maggio, alle 19.30, dopo aver debuttato al Riff ed essere stato in programmazione in diverse sale a Torino, Milano, Roma, Bologna e Firenze. In occasione della programmazione, molto attesa, di Gaeta sarà presente l’intero cast di “Di noi 4″ in cui spicca, oltre al regista, Elio D’Alessandro che, insieme al regista , è stato artisticamente scoperto da quel monumento che si chiama Maurizio Stammati del collettivo teatrale “Bertolt Brecht” di Formia. E a fare il tifo per Emanuele, oltre a Stammati, ci sarà il “padre d’arte” Enrico Forte, che , fondatore del scuola teatro Limosa di Spigno Saturnia, ha contribuito significativamente alla crescita artistica di suo figlio di cui si è occupato nei giorni scorsi Gigi Marzullo nella sua sempre seguita rubrica di Rai Uno (nonostante l’infelice orario di messa in onda) “Cinematografo”. Con una naturalezza nei dialoghi Forte (che del film è anche il montatore) racconta di Alda, Pier, Giamma e Rachel: sono due coppie di amici di lunga data. Hanno grandi ideali, ma vivono da precari in una società che spesso li delude. Nessuno di loro, infatti, immaginava di ritrovarsi così a trentacinque anni: con le ossa rotte e un abisso a separare le aspirazioni dalla realtà. Per fortuna c’è la loro amicizia, rifugio solido dagli scossoni della vita. Tutti e quattro vorrebbero avere un figlio, ma fanno fatica a immaginare di poterselo permettere. La sera del compleanno di Alda decidono quindi di rilanciare dando uno schiaffo alla vita e imbarcandosi nell’impresa più incredibile, ambiziosa, rivoluzionaria e forse impossibile di tutte… Gli invitati sono Rachele e Giamma, gli amici di sempre. Naturalmente c’è anche Pier, il compagno di Alda, a completare un quartetto inossidabile, unito non solo dall’amicizia di lunga data. Giamma fa il blogger senza pubblico, Pier è un musicista che si rifiuta di fare il pop e di creare ritornelli orecchiabili, Alda firma progetti che nessuno finanzia.
Ma l’orologio biologico comincia a farsi sentire, e il desiderio di un figlio si affaccia per primo in Alda e Pier. Peccato che non se lo possano – come detti – permettere, perché faticano già a mantenere se stessi, così come Giamma e Rachele. Dunque ecco l’idea: concepire un figlio in quattro e crescerlo insieme, dividendo le spese. Resta da capire come procedere concretamente, ovvero chi e quando concepirà quel figlio “di noi 4”. Alla produzione si sono uniti come associati anche Roberta Lanave (molto somigliante a Katherine Heigl) ed Elio D’Alessandro, che interpretano Rachele e Pier, e con loro tutto il reparto tecnico. Giulia Rupi e Roberta Lanave hanno firmato anche trucco e costumi. Insomma “Di noi 4” è un film veramente (e fieramente) indipendente, ma anche che questo gruppo di trentenni non si è limitato a “sperare negli altri”, preferendo rimboccarsi le maniche e fare squadra per realizzare il proprio progetto che ha un impianto fortemente teatrale e fa leva su una sceneggiatura molto presente (al punto che la si vede in sottoimpressione”), ed è una sorta di “Il grande freddo 2025”.
I dialoghi sono credibili, con qualche improvvisazione che non guasta, e il quartetto di attori interprete bene questa “famiglia elettiva” cui le condizioni economiche ostacolano il diventare “famiglia allargata con figli”. Dietro ogni loro comportamento si intravvedono le pressioni della contemporaneità, il senso di urgenza biologico dell’ora o mai più, e quella precarietà lavorativa che non consente progettualità personali (e rallenta un’intera società). La camera a mano di Forte, che ogni tanto realizza a 360°, asseconda l’agitazione interiore dei personaggi e testimonia la tenerezza dei loro legami, basati anche sul mutuo sostegno nelle difficoltà strutturali circostanti. Regia e sceneggiatura rischiano l’esercizio di stile (la Scuola Nazionale di Cinema Indipendente è coproduttrice), ma il risultato è interessante, e costituisce un documento del tempo attuale, un “Perfetti sconosciuti” “ più genuino, sollevando interrogativi importanti che riguardano tanto le inadempienze della società contemporanea nei confronti dei giovani quanto la mancanza di fiducia in se stessi, prima ancora che nel proprio futuro, dei Millennial. Una nota di merito va anche al fonico di presa diretta Matteo Nigrotti che rende perfettamente udibile i dialoghi del cast, evitando quello che è uno dei difetti peggiori del cinema italiano. Purtroppo.