Uno dei momenti cult del docu-film “100 minuti” andato in onda lunedì sera su La 7 sarebbe stato l’inchino della statua di San Giovanni Battista compiuto nel corso della processione del 24 giugno 2024 in via Abate Tosti, nel rione di Mola, davanti la sede legale di una ditta di costruzioni di Formia finita nell’occhio del ciclone perché il suo patron è da quasi due anni è indagato dai Pm della Dda di Roma, insieme ad un altro pregiudicato, per il tentato omicidio compiuto nel febbraio 2022 ai danni di Gustavo Bardellino
Secondo l’autore dell’inchiesta, il collega de “Il Fatto quotidiano” Andrea Palladino, quell’inchino davanti la sede della società di costruzioni sarebbe avvenuto per una forma di riconoscenza per l’importante sussidio economico concesso per la buona riuscita della festa patronale. Era a conoscenza di quanto avvenuto il comitato dei festeggiamenti? Per quest’ultimo la migliore difesa è stato l’attacco quando, ottenuto il via libera dal parroco della chiesa dei Santi Lorenzo e Giovanni Battista, ha escluso che ci sia stato “alcun inchino davanti alla sede della ditta, come non c’è nessun inchino o atto di omaggio davanti a nessuna attività o abitazione della nostra città. In quel momento – ha scritto in un post su facebook il comitato organizzatore di una delle ricorrenze patronali più importanti della provincia e della Regione – si è semplicemente registrata una sosta della processione perché stava cominciando a piovere. Ci si fermò per decidere se proseguire o rientrare in chiesa, come del resto tutti i partecipanti alla processione ricordano certamente”.
I componenti del comitato si dicono “amareggiati per le accuse che sono state rivolte in maniera capziosa al loro operato e alla festa patronale”. Hanno aggiunto, poi, di avere “la coscienza a posto e non hanno nulla da nascondere: “Non possiamo accettare che alcuni esponenti di questa città – naturalmente il riferimento va ai diversi politici intervistati da Palladino – ci facciano passare per quello che non siamo. Questo modo di agire è riprovevole scorretto e assolutamente calunnioso”. Il comitato afferma di essere composto “da uomini e donne per bene, che non hanno problemi con la giustizia e che si dedicano con fede, passione, generosità e gratuità a custodire questa tradizione, sottraendo tempo alla famiglia e non traendone nessun beneficio personale. L’unico orgoglio dei membri del comitato consiste nell’organizzare una delle Feste Patronali più antiche e importanti dell’Italia centromeridionale, portando ogni anno migliaia di persone nella splendida citta di Formia. Tutto questo purtroppo non è emerso nel servizio. Dipingere in questa maniera capziosa una comunità parrocchiale per una propaganda politica (??) è ritenuto dai membri del comitato davvero riprovevole”.
Il post del comitato dei festeggiamenti di San Giovanni contiene un’altra precisazione in ordine alla bontà del contributo economico concesso in passato da questa impresa di costruzioni: ”Questa ditta è stata negli anni passati uno degli sponsor delle feste dei nostri patroni, insieme a tante altre attività commerciali e imprenditoriali, ai tanti cittadini e all’amministrazione comunale. Non è mai stato né l’unico né il maggiore sponsor della festa”. Il post non chiarisce se l’edizione 2025 della festività patronale di San Giovanni Battisti rinunci o meno al contributo economico dalla ditta guidata fino a poco tempo prima della manifestazione dall’imprenditore indagato per tentato omicidio e più volte fotografato – come ha mostrato a più riprese l’inchiesta di Andrea Palladino su La 7 – insieme al sindaco Gianluca Taddeo. Dal tenore del post emergerebbe una considerazione: rinunciare al contributo di sponsorizzazione per la festa patronale di Formia del 24 giugno prossimo significherebbe limare un programma – hanno fatto sapere alcuni componenti del comitato – quando è stato più che definito”