Caso Mendico, le reazioni dei genitori e dell’Usr Lazio alla relazione degli ispettori del MiM

SANTI COSMA E DAMIANO, Caso Mendico – Riaperta una ferita, ancora sanguinante, nei giorni in cui Paolo avrebbe compiuto 15 anni. Giuseppe Mendico domenica era ancora più arrabbiato dopo aver appreso dai cronisti, locali e non, delle prime conclusioni cui sono giunti gli ‘007” del Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Valditara secondo i quali il suicidio del figlio poteva essere evitato alla vigilia dell’inizio dell’ultimo anno scolastico l’11 settembre scorso. Giuseppe sapeva che gli ispettori del Ministero dell’istruzione e del merito sarebbero arrivati alla stesse conclusioni che la stessa famiglia Mendico va esternando nelle ore successive a questa immane tragedia. Con queste drastiche ed amare considerazioni: “Paolo ci ha lasciati troppo presto, la sua morte non può restare senza motivo. Ora più che mai dopo le vostre anticipazioni. Vogliamo giustizia per lui, per tutte le vittime del silenzio. E perché la scuola debba diventare un posto sicuro per la crescita dei giovani”. Gli ispettori del Ministero hanno chiamato in causa la dirigente scolastica della scuola, l’istituto industriale “Pacinotti, di cui Paolo avrebbe dovuto frequentare il secondo annoi, la sua vice e la reggente della filiale di Santi Cosma e Damiano e per Giuseppe Mendico “l’intero dramma del suo figlio è stato sottovalutato, quasi sminuito” perché l’intera vicenda non avrebbe dovuto avere il clamore che poi ha avuto, nonostante le rassicurazioni dei vertici della scuola e la forte presa di posizione della Gilda insegnanti di Latina che dal suo osservatorio aveva chiesto giustamente di “non buttare la croce sui soli docenti”.

Papà Giuseppe, che non riesce a trattenere un mix di lacrime e di rabbia, ora ha anticipato che chiederà di venire in possesso delle 28 pagine scritte dagli ispettori del Ministro dell’Istruzione “che non hanno fatto che ribadire la veridicità di quelle che noi abbiamo sempre chiamato omissioni e coperture. Personalmente provo vergogna nei confronti delle persone attenzionate dagli ispettori del Ministero. Per loro è come se non fosse successo nulla. E invece si è ucciso mio figlio che il 26 dicembre avrebbe dovuto compiere 15 anni”. Papà Mendico ha sempre creduto che la magistratura avrebbe fatto chiarezza e lo ribadisce quando sostiene che le conclusioni delle visite ispettive rappresentano “soltanto la punta di un icerberg fatto di menzogne e coperture. Sono convinto che usciranno altre cose…”.
E se la Procura dei minori di Roma ha iscritto i nomi di quattro compagni di classe di Paolo per istigazione al suicidio, il fascicolo della procura di Cassino, invece, resta ancora contro ignoti. Ma non per molto secondo ha fatto intendere il Procuratore capo Carlo Fucci: ”Aspettiamo l’esito sullo studio delle chat, utili per verificare l’eventuale commissione di reati”. E non è escluso che piazza Labriola chieda di visionare le risultanze degli ispettori ministeriali che, condite come detto da omissioni, reticenze e soprattutto bugie, coltivano un profondo rammarico. Alla luce delle segnalazioni inviate sulla situazione personale di Paolo si sarebbe dovuto promuovere un protocollo antibullismo in una classe turbolenta e “dai comportamenti non conformi al regolamento d’istituto”.

Gli ispettori del Ministero danno ragione a papà Giuseppe anche per quanto si sarebbe dovuto fare dopo la tragedia di tre mesi e mezzo fa…”Non vi è traccia di una valutazione approfondita indipendentemente dalla qualificazione giuridica degli episodi” davanti a comportamenti “quasi aggressivi”. Non è detto ora che gli auspicati tre provvedimenti disciplinari chiesti dal MiM possano svolgersi immediatamente anche perché le tre docenti attenzionate continuano ad affermare un’altra verità rispetto a quella sostenuta da Giuseppe Mendico e, soprattutto, di non aver ricevuto segnalazioni di atti di bullismo ai danni di Paolo da parte della rispettiva famiglia.

Ad affiancare papà Giuseppe nell’assalto domenicale dei cronisti è dovuta intervenire anche la madre del 14enne suicida: “Mio figlio – ha osservati Simonetta La Marra – il simbolo di una piaga che sanguinerà per sempre. Le conclusioni cui sono giunti gli ispettori mi hanno la giusta e necessaria fiducia perché una simile emergenza nelle nostre scuole non dico che venga debellata ma almeno circoscritta e prevenuta.
A difendere in una nota ufficiale il contenuto del lavoro ‘investigativo’ degli ispettori del Ministro Valditara è l’ufficio scolastico regionale: ”Gli ispettori incaricati dell’indagine hanno redatto una relazione molto accurata e il conseguente procedimento disciplinare è stato avviato immediatamente”. “Con riferimento “alla triste vicenda” del piccolo Paolo Mendico e in relazione ad alcune notizie apparse sulla stampa (a darne per primo conto è stato il quotidiano romano “La Repubblica”) l’Usr Lazio, attraverso una nota, precisa che “l’intera vicenda è stata sin dall’inizio seguita con la massima attenzione dal ministro Valditara con la ferma volontà di accertare in maniera inequivocabile la verità. Gli ispettori incaricati dell’indagine hanno redatto una relazione molto accurata e il conseguente procedimento disciplinare è stato avviato immediatamente. La procedura sta seguendo rigorosamente i tempi previsti dalla legge e sino alla sua conclusione nessun giudizio può essere anticipato”.