LATINA – Si è concluso con una sentenza di assoluzione il processo a carico di R.M., 59 anni, originario di Napoli, accusato di aver compiuto abusi sessuali nei confronti della figlia minorenne dei cugini tra il 2015 e il 2016. Il procedimento, nato da una segnalazione giunta alla Procura nell’ottobre del 2021 da parte del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl di Latina, si è chiuso nei giorni scorsi davanti al secondo collegio penale del Tribunale, presieduto dai giudici Nadile, Villani e Romano.
Il pubblico ministero Martina Taglione, al termine della sua requisitoria, ha richiesto l’assoluzione, sottolineando come, nel corso dell’istruttoria, non si sia formato un impianto probatorio solido a sostegno dell’accusa. La presunta vittima, affetta da problematiche psichiatriche e seguita da anni con terapia farmacologica, avrebbe riportato un racconto con elementi giudicati non pienamente attendibili, secondo quanto dichiarato dalla stessa Procura.
Secondo l’imputazione iniziale, l’uomo – difeso dall’avvocato Roberto D’Arcangelo – avrebbe avuto comportamenti inappropriati con la bambina, all’epoca di circa dieci anni. Gli atti contestati includevano baci, toccamenti e presunti scambi di materiale a contenuto erotico. Tuttavia, durante il dibattimento, non è emerso alcun riscontro oggettivo – né materiale né testimoniale – a conferma delle accuse. Anche i genitori della minore, ascoltati in aula, hanno confermato la presenza dell’uomo in casa, ma hanno escluso di aver notato atteggiamenti sospetti.
Un ulteriore elemento di fragilità emerso in aula riguarda la necessità, secondo la pubblica accusa, di ulteriori approfondimenti sulla capacità della minore di percepire e raccontare i fatti. La ragazza avrebbe riferito anche di altri presunti episodi di abuso, mai accertati né verificati.
Diversa la posizione della parte civile, rappresentata dall’avvocato Alessandro Scavolini, che ha criticato duramente la richiesta di assoluzione, parlando di “conclusioni aberranti” e chiedendo invece la condanna dell’imputato, oltre a un risarcimento per la minore.
Il Tribunale, al termine della camera di consiglio, ha accolto la linea della difesa e della Procura, pronunciando una sentenza di assoluzione per insufficienza di prove. R.M., che non aveva precedenti, esce così dal processo con la fedina penale intatta, ma dopo una lunga e complessa vicenda giudiziaria.