Formia / L’Antimafia blocca la ditta dei Diana: tra i lavoratori un uomo di Zagaria

FORMIA – L’agguato a Gustavo Bardellino, avvenuto nella concessionaria Buonerba il 15 febbraio 2022, è stato il detonatore che ha portato la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ad accendere i riflettori su una figura fino a quel momento ai margini delle cronache giudiziarie: Luigi Diana, imprenditore 47enne originario di Casapesenna, trasferitosi da anni a Formia.

Nel 2023 la DDA capitolina ipotizzò che Diana, insieme a Giovanni Lubello — ex marito di Katia Bidognetti — potesse aver avuto un ruolo nel tentato omicidio del nipote del boss Antonio Bardellino. Secondo l’inchiesta, Diana sarebbe il mandante dell’agguato, mentre Lubello ne sarebbe l’esecutore materiale. Il movente preciso non è stato ancora chiarito: alcuni collaboratori di giustizia hanno ipotizzato una lotta interna tra le nuove leve dei Bardellino e i fratelli Bidognetti, ma al momento questa pista non ha trovato un preciso riscontro giudiziario.

Un’ipotesi investigativa rimasta priva di sviluppi concreti: l’inchiesta non ha mai davvero preso quota, e la richiesta di archiviazione per Diana, avanzata dagli inquirenti, pare segnare la fine del filone giudiziario. Ma non la fine dell’interesse investigativo intorno a lui.

Perché, se da un lato l’agguato a Bardellino non ha prodotto risvolti penali, dall’altro ha contribuito a portare alla luce una rete opaca di relazioni, società e nomi che, incrociati tra loro, hanno portato all’emanazione di una interdittiva antimafia da parte della Prefettura di Latina. A esserne colpita è stata la GLD Costruzioni, società formalmente amministrata dal padre di Luigi, Giacomo Diana, 77 anni, anch’egli originario di San Cipriano d’Aversa.

Il provvedimento porta la firma del prefetto Vittoria Ciaramella, ed è stato adottato anche se Luigi Diana risulta formalmente uscito dalla compagine societaria ad agosto del 2023. Alla base della decisione vi è una dettagliata informativa redatta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Latina e della Compagnia di Formia, e il procedimento ha seguito la fase di contraddittorio con i legali della società.

Secondo i carabinieri, Giacomo e Luigi Diana acquisirono la società nel 2005 da una precedente proprietà intestata a Plus Srl, guidata da Rodolfo Statuto, figura controversa e scomparsa nel 2012, già coinvolta nel 1995 in un’indagine per associazione mafiosa legata al clan dei Casalesi.

Ma a pesare maggiormente sulla decisione della Prefettura sono stati i nomi che compaiono all’interno del personale della GLD. Il più significativo: Francesco Nobis, detto ’o nir, ritenuto vicino a Salvatore Nobis, alias Scintilla, braccio destro del superlatitante Michele Zagaria, catturato nel 2011 in un bunker a Casapesenna. ‘O nir, condannato per favoreggiamento aggravato dal metodo mafioso, è sospettato di essere uno degli artefici dei rifugi sotterranei utilizzati da Zagaria durante la lunga latitanza.

Accanto a lui, nella ditta compaiono almeno altri sei lavoratori dell’agro aversano, alcuni dei quali vantano rapporti diretti o indiretti con ambienti contigui alla criminalità organizzata. Un mosaico relazionale che, secondo le autorità, dimostra una contiguità più che sospetta con ambienti mafiosi.

Il cognome Diana non è nuovo alle cronache giudiziarie: Giacomo è il fratello di Silvio Diana, coinvolto negli anni Novanta nel colossale scandalo della truffa all’Aima, in cui la camorra casertana avrebbe avuto un ruolo chiave. La moglie di Giacomo, inoltre, appartiene alla famiglia Mastrominico: sua sorella è la madre dei fratelli Giuseppe e Pasquale Mastrominico, imputati e poi assolti in un lungo processo per concorso esterno in associazione mafiosa.

Una rete fitta, stratificata nel tempo e nei legami familiari, che ha spinto la Prefettura a dichiarare che “non è possibile escludere l’influenza mafiosa” sull’operato della GLD Costruzioni. Un giudizio netto, che non necessita di una sentenza penale per incidere sulle sorti di una società, specie in ambiti delicati come gli appalti pubblici.

Il nome di Luigi Diana, nel frattempo, è riemerso anche a margine di un’inchiesta giornalistica trasmessa da Cento Minuti, su La7, firmata da Andrea Palladino. Al centro del servizio, il mistero della scomparsa di Antonio Bardellino nel 1988, ma anche la presenza a Formia di personaggi legati a quella stagione criminale. Tra le immagini più forti del reportage, la processione con la statua di San Giovanni che si ferma proprio davanti alla sede della GLD Costruzioni. Un’inchino? Un segnale? La circostanza ha sollevato interrogativi e polemiche, confermando la delicatezza del legame tra religione popolare e potere mafioso nei territori di penetrazione camorristica.

Formia, Minturno, Gaeta. Basso Lazio. È qui che si gioca una partita silenziosa, ma profonda. Non solo Bardellino, non solo i Bidognetti: la presenza del clan Zagaria nei gangli economici della zona sembra ormai una realtà consolidata, che passa anche attraverso operazioni apparentemente lecite, come la gestione di ditte edili, e relazioni familiari radicate nel tempo.

La mafia non ha bisogno di sparare ogni giorno. A volte basta costruire. Altre, inchinarsi.