FORMIA – Maxi frode nel settore delle telecomunicazioni. Con queste ipotesi i finanzieri del comando provinciale hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma – nei confronti di Orlando taddeo, 51 anni, noto imprenditore attivo da circa trent’anni principalmente nei settori della tecnologia e delle telecomunicazioni.
Orlando Taddeo è il fratello del sindaco dei Formia,ovviamente del tutto estraneo ai fatti. Il 51enne si trova ai domiciliari. È accusato di aver ideato una frode fiscale attraverso una fittizia attività di intermediazione di traffico telefonico (“trading telefonico”), finalizzata a consentire a persone giuridiche residenti sul territorio nazionale di generare ingenti crediti inesistenti da poter indebitamente utilizzare in compensazione delle somme dovute all’Erario.
Le indagini si sono concentrate su quello che viene considerato il business relativo all’intermediazione del transito internazionale di fonia, risultato essere del tutto incontrollato e non controllabile, così da essere terreno fertile per la realizzazione di frodi milionarie.
Nel dettaglio, l’attività investigativa è stata condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma (dipartimento “Frodi e reati tributari”), accendendo i riflettori su un segmento altamente tecnico e specializzato, con requisiti d’accesso ridotti per le società operanti: un contesto che, secondo gli inquirenti, facilita la costruzione di schemi fraudolenti.
Il meccanismo fraudolento ipotizzato è stato posto in essere attraverso l’ideazione, la predisposizione e lo sfruttamento sistematico di tre piattaforme digitali, gestite attraverso società di diritto irlandese riconducibili allo stesso 51enne, appositamente concepite per generare ingenti e fittizi volumi di traffico.
Secondo quanto ricostruito, in uno dei flussi attenzionati il traffico sarebbe stato indirizzato verso lo Zambia, così da fornire un’apparente giustificazione agli importi indicati nelle fatture oggetto delle operazioni di intermediazione. Gli approfondimenti, svolti anche con l’ausilio di funzionari specializzati dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), avrebbero evidenziato una sproporzione tra i volumi dichiarati e i dati complessivi del traffico mobile in entrata verso lo Zambia, come certificati dall’autorità locale di settore, la ZICTA (equivalente zambiano dell’Agcom).
La frode, sempre secondo l’impostazione accusatoria, sarebbe stata realizzata attraverso l’interposizione di società “cartiere” italiane e di altre società collocate in Paesi dell’Unione europea: le prime emettevano fatture con IVA che non veniva poi versata; la società italiana cliente, operando anche tramite soggetti comunitari interposti, maturava un credito d’imposta da utilizzare in compensazione. A rendere il sistema più “efficiente” (sempre secondo gli investigatori) sarebbe stato un meccanismo di pagamenti e compensazioni gestito direttamente dalla piattaforma, che avrebbe consentito di far emergere crediti a fronte di esborsi reali significativamente inferiori.
Il meccanismo fraudolento – secondo le ipotesi – ha causato un danno erariale complessivo di oltre 2,5 milioni di euro.
In base agli atti dell’indagine, il danno complessivo sarebbe composto da due voci: circa 1,3 milioni di euro legati all’IVA indicata nelle fatture emesse dalle società fittizie e mai versata, e circa 1,2 milioni di euro relativi alla compensazione effettuata dalla società utilizzatrice della piattaforma con crediti ritenuti inesistenti.
Cinque le persone indagate, due di loro sono residenti in Irlanda del Nord e nel Regno Unito, che – secondo le accuse – hanno generato con le loro società un ammontare di fatture per operazioni inesistenti per oltre 60 milioni di euro, nell’arco di appena due anni.
Nell’ambito dell’operazione è stata disposta anche una misura interdittiva a carico di un amministratore della società che ha utilizzato la piattaforma e noto imprenditore nel settore dei call center. È ritenuto coinvolto nella frode.
Si precisa che le ipotesi investigative dovranno essere provate in giudizio, nel rispetto del principio di presunzione di innocenza: eventuali responsabilità penali degli indagati potranno essere accertate solo all’esito del processo con sentenza irrevocabile.
Infine, dagli atti riportati nel comunicato emerge anche un precedente filone giudiziario: nel 2023 la Procura di Roma avrebbe chiesto il rinvio a giudizio di Taddeo in relazione al fallimento della società di telecomunicazioni Limecom srl (con sede a Roma), contestando condotte che avrebbero determinato il dissesto attraverso il sistematico inadempimento di obbligazioni tributarie e previdenziali sino al maggio 2020, con un debito complessivo indicato in circa 2 milioni di euro. Anche in questo caso vale la presunzione di innocenza e ogni addebito dovrà essere vagliato nelle sedi competenti.