SPERLONGA – Torna a centro del dibattito politico a Sperlonga dopo la pausa estiva la querelle relativa all’hotel Grotta di Tiberio che, di proprietà di una società controllata dal suocero del sindaco Armando Cusani, è destinataria di ordinanza di abbattimento e di confisca a favore dello stesso comune. Il Partito Democratico denuncia l’esistenza di un “ultimo fuoco fatuo acceso dalla proprietà dell’albergo che, in combutta con il Comune di Sperlonga, riguarda la fiscalizzazione dell’abuso. Fiscalizzare un abuso edilizio significa, nel linguaggio corrente in materia amministrativa e penale, pagare una sanzione pecuniaria per evitare l’abbattimento di un manufatto abusivo”. Il Pd chiama in causa l’operato degli uffici della sezione urbanistica del comune ed evidenzia come “gli autori di questo nuovo copione puntano sulla complessità della trama al fine di disorientare il pubblico e inserire, qua e là, vere e proprie panzane, alle quali nessuno fa caso. L’importante è che la massa degli spettatori/elettori abbia la sensazione che i protagonisti siano sempre alla ribalta, sempre vivi, sempre forti, sempre padroni della scena”. La procedura della fiscalizzazione di un abuso edilizio viene disciplinata dagli articoli 33 (per le opere di ristrutturazione) e 34 (per le opere edilizie di costruzione) del Testo Unico sull’Edilizia. Per il segretario cittadino del Pd Lucio Ferrante “è qui che nasce l’ammuina. Questi articoli prevedono la fiscalizzazione in alcuni casi specifici ma solo se la realizzazione abusiva riguarda una parte dell’intera costruzione. La stessa legge chiarisce, senza ombra di dubbio, che la fiscalizzazione dell’abuso è impossibile nei casi in cui l’intero manufatto risulti abusivo. Dunque in caso di costruzione totalmente abusiva l’unica possibilità prevista dalla legge è la totale demolizione del manufatto e il ripristino dei luoghi allo stato originario. La legge prevede anche che la demolizione debba avvenire entro 90 giorni dalla sentenza e che eventuali ricorsi dei proprietari non sospendono l’esecutività della sentenza. Se entro i 90 giorni i proprietari non hanno provveduto (a loro spese) alla demolizione, il manufatto in questione passa “ipso lege” (vale a dire immediatamente e senza bisogno di alcun atto amministrativo) a far parte della proprietà immobiliare del comune, il quale, a sua volta, deve adempiere all’obbligo di abbattimento della struttura (sempre a spese dei proprietari). Dunque, una sentenza di abbattimento è irreversibile, a meno che il Comune stesso non individui una “comprovata” possibilità di utilizzo dell’immobile nell’interesse della collettività”. Sull’Hotel Grotta di Tiberio pesano ben due diverse sentenze di abbattimento (Tar e Consiglio di Stato) che – secondo il Pd – “equivalgono a due pietre tombali. Forse è questo che rende necessario fare il doppio dell’ammuina: da parte degli ormai ex proprietari e da parte del Comune, il cui sindaco non ha mai smesso di essere immerso fino ai capelli negli interessi che ruotano attorno al destino del mitico albergo. Resta da capire se i dirigenti degli Uffici comunali interessati annaspano in un mare di ignoranza oppure eseguono l’ordine di trasformare le tavole della Legge in tavole per il surf. Ma il surf è uno sport che implica dei rischi e, purtroppo, a volte può capitare che qualche surfista si faccia male” – ha concluso Ferrante.