GAETA – La sentenza numero 701/2025 della seconda sezione di Latina del Lazio che aveva annullato la delibera del consiglio comunale di Gaeta numero 17 del 19 febbraio 2025 (aveva approvato un’istanza di project financing di una società interessata a prelevare attraverso una concessione ventennale il lido Serapide sull’omonima spiaggia di Serapo di Gaeta) non è tardata ad provocare le prime conseguenze politico-amministrative. Martedì 23 settembre tornerà a riunirsi la conferenza dei capigruppo che, a sua volta, dovrà convocare un consilio comunale – forse si terrà dopo una settimana, il 30 settembre – in cui la maggioranza dovrà recepire il pronunciamento del Tar del Lazio. Se manca l’ufficialità alla volontà dell’amministrazione Leccese di rinunciare ad impugnare al Consiglio di Stato il ricorso vinto dall’avvocato Alfredo Zaza D’Aulisio per conto della famiglia Riciniello, il consiglio comunale di Gaeta dovrà annullare in autotutela la stessa delibera consiliare numero 17 del 19 febbraio.
La maggioranza di centro destra, insomma, dovrà fare politicamente dietro front dopo che i giudici amministrativi non hanno censurato il ricorso dell’amministrazione gaetana allo strumento del propject financing (previsto dalla legge 109(1994 sugli appalti pubblici) per l’assegnazione di una concessione demaniale marittima bensì l’applicazione di questo stesso strumento a causa del mancato “rispetto dei necessari criteri di selezione pubblica della proposta“. E il Tar ha applicato alla lettera il contenuto di un parere del 29 maggio 2025 dell’Agcm (l’Autorità di garanzia per il mercato e la concorrenza) in cui si afferma che…. “laddove il Comune opti per una procedura selettiva su istanza di parte, codesta deve soddisfare gli obblighi di trasparenza, imparzialità e rispetto della par condicio e confronto concorrenziale”. Il comune di Gaeta avrebbe violato i principi cardini della legge sulla trasparenza, la numero 241/1990 quando avrebbe dovuto “rendere pubblici sia i criteri in base ai quali avverrà la scelta discrezionale, sia la notizia di altri eventuali progetti di finanza pubblica, sia il termine per presentare eventuali modifiche.
La Giunta Leccese avrebbe potuto permettere lo svolgimento di un’”Opa” (anche se il proponente del progetto di finanza è stato accusato di aver presentato un Piano economico finanziario che prevedeva sì interventi sul territorio ma lontani anni luce dal miglioramento del demanio marittimo), di una scalata al lido Serapide ma la gestione di quest’ultima struttura turistico ricettiva avrebbe dovuto beneficiare della possibilità, del diritto di proporre allo stesso comune di Gaeta la richiesta di “ottimizzare la gestione del bene demaniale, di cui il Comune è mero gestore“. E questo adempimento, di non secondaria importanza, non è stato assolto sia a favore del lido Serapide che per gli altri stabilimenti balneari di Serapo contro i quali, dal 24 agosto 2024 in poi, sono state approvate altre proposte di progetti di finanza.
Manca l’ufficialità ma nel consiglio comunale di Gaeta di 30 settembre approderanno altre due delibere nei confronti delle quali la maggioranza sarà chiamata a gestire il suo imbarazzo politico: l’annullamento in autotutela di altrettanti progetti di finanza, quelli approvati ai danni di due lidi di Serapo, Luna Rossa ed il Cab. Il motivo? Sono due strutture che hanno impugnato al Tar le delibere di approvazione dei project financing del 19 febbraio scorso e l’Amministrazione Leccese, temendo che la magistratura amministrativa rinnovi le stesse censure sentenziate ed evidenziate dall’avvocato Zaza D’Aulisio per conto del Serapide, ha deciso di anticipare i tempi e di evitare altre brutte figure. Il Cab, per esempio, ha appreso in questi giorni la calendarizzazione della discussione del suo ricorso per il prossimo 14 ottobre così come si muove la Procura di Cassino che ha delegato il gruppo di Formia della Guardia di Finanza ad espletare i dovuti accertamenti, circa presunte violazioni di natura penale, dopo la presentazione di un esposto penale da parte dell’avvocato Luca Scipione. Il legale formiano aveva puntato il dito contro l’operato del dirigente che aveva istruito la delibera ai danni del Cab, Pietro D’Orazio, e aveva consigliato alla politica, alla stessa stregua del collega amministrativista di Potenza che ha presentato il ricorso davanti il Tar di Latina, di fare “mea culpa” e di annullare in autotutela approvata lo scorso febbraio.
Mai dire mai ed il 30 settembre avverrà questo ripensamento nonostante il sindaco Cristian Leccese, fedele allo slogan elettorale (“Avanti tutta!”) con cui ha vinto le amministrative del giugno 2022, si dichiari tutt’altro che pentito sulla scelta intrapresa per quanto riguarda il ricorso ai progetti di finanza. “Come Amministrazione vediamo la decisione del Tar non come una sconfitta, ma come un’indicazione per migliorare e rendere più trasparente e conforme (forse sinora non lo è stata?) alle normative la nostra procedura. Abbiamo intrapreso unastrada innovativa e continuiamo a percorrerla, nonostante la recente sentenza del Tar di cui abbiamo preso atto e che rispettiamo.”. Il sindaco di Gaeta ammette – o meglio – rivela che la sua amministrazione sarebbe stata ‘aggredita’ da polemiche e ricorsi: “Quando il Consiglio Comunale ha approvato le istanze di pubblico interesse sui vari progetti di finanza a nome della mia maggioranza e dell’ Amministrazione ho fatto un passaggio preciso. Non ho solo rappresentato il fatto che ci sarebbero stati, cosa del tutto naturale, dei ricorsi avverso l’autorità amministrativa ma soprattutto che, a fronte di questi contenziosi, avremmo comunque navigato in una situazione normativa nuova, inesplorata, dove non c’è giurisprudenza (cosa che non è vera da anni) e fisiologicamente ci sarebbero stati dei pronunciamenti del Tribunale Amministrativo. Insomma una strada atipica, innovativa rispetto ad una procedura ordinaria, che abbiamo iniziato a percorrere, consci che ci saremmo dovuti adeguare”. La sentenza del Tar che ha legittimato le rivendicazioni del lido Serapide “per noi rappresenterà una pietra miliare. Lo stesso Tar non ha rigettato l’applicazione dell’istituto del progetto di finanza (e ci mancherebbe) per il rinnovo delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative ma ci ha detto di aver intrapreso legittimamente questa strada per il rinnovo delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative. Ora è importante prendere in considerazione anche i riferimenti normativi”.
Questa vicenda del lido Serapide ha rilanciato un interrogativo che attende da settimane una risposta: la Giunta municipale per i contenziosi davanti il Tar a rischio-sconfitta ha sempre demandato le dottoresse Annamaria Rak e Daniela Piccolo dell’avvocatura comunale? Quando invece per tentare di respingere gli assalti dell’Agcm ha affidato l’onere della difesa del comune di Gaeta ad un noto studio legale di Roma? Se un’avvocatura è capace – e quella di Gaeta lo è tradizionalmente da sempre – lo è sempre e non sulla scorta del tipo e della forza economica del ricorrente. Il sindaco di Gaeta non si è pronunciato su un aspetto con cui il Tar ha concluso il suo pronunciamento: il comune per queste audaci iniziative amministrative è stato condannato al pagamento delle spese legali per un importo di 6000 euro. Chi pagherà? I cittadini…Watson