VENTOTENE, Carcere di Santo Stefano – E che ne saranno dei lavori di restauro e riqualificazione dell’ex carcere borbonico di Santo Stefano dopo le dimissioni del commissario di governo, il generale della Guardia di Finanza Giovanni Maria Macioce, che avrebbe dovuto continuare a sovraintendere la loro realizzazione? È l’interrogativo che campeggia a Ventotene (e non solo) dopo la decisione, attesa da qualche giorno, dell’alto ufficiale delle Fiamme Gialle di Sora di dimettersi dall’incarico assunto nell’ottobre 2024 (il decreto del presidente della Repubblica raccolse un’indicazione dell’allora Ministro per i beni culturali Gennaro Sangiuliano) per assumere quello, con durata sino al 31 dicembre 2026, di commissario di governo per “il superamento degli insediamenti abusivi e per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura”. Macioce di fatto per quest’ultimo ha rimpiazzato il dimissionario ex Prefetto di Latina Maurizio Falco ma ora sia il centro destra che il fronte progressista, sia a Ventotene che su scala provinciale, si interrogano sulla tempistica degli interventi ancora in cantiere e su chi sarà la figura politica che dovrà gestirli. Il governo nazionale, soprattutto a guida centro sinistra, ha molto creduto sul recupero dello storico penitenziario concedendo attraverso l’ex Cipe – ora Cipess – 70 milioni di euro. E non è stato un caso che sabato l’ex premier Matteo Renzi – volle organizzare il 22 agosto 2016 un vertice a Ventotene con l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel e l’ex presidente francese Francoise Holland – abbia ricevuto diversi messaggi su whattsapp da parte di diversi imprenditori isolani che si dicono preoccupati sull’iter del progetto di recupero del carcere di Santo Stefano. Di fatto Macioce ha accettato il nuovo incarico prospettatogli dal Ministero del Lavoro dopo essere stato letteralmente scaricato dalla maggioranza che sostiene il sindaco di Ventotene Carmine Caputo, lo stesso che dopo la vittoria alle amministrative del 2022 l’aveva nominato suo delegato ai rapporti con l’allora commissario straordinario di governo Silvia Costa. Macioce aveva ricevuto durissime critiche al termine dell’ultimo consiglio comunale: “Prendiamo atto dei buoni propositi che la attuale struttura commissariale si propone di attuare. Peccato che abbia sprecato tre anni utilizzati esclusivamente a contrastare questa amministrazione. Sin dalla sua nomina il Commissario ha completamente ignorato l’Amministrazione comunale di Ventotene ed i suoi rappresentanti istituzionali, ritenendo di avere facoltà disporre di Ventotene a suo piacimento, applicando a modo suo ed in completa segretezza qualsiasi iniziativa che subdolamente faceva fugacemente transitare dal Tip”.

L’amministrazione Caputo, adottando una precisa delibera consiliare “regolarmente trasmessagli”, aveva ben definito nella proposta allegata le linee guida e le prospettive per il recupero e riutilizzo del carcere borbonico di Santo Stefano. Il Commissario, tuttavia, non solo non ha tenuto in alcuna considerazione tale atto, ma ha avviato, sin da subito ed in modo subdolo iniziative personali basate su idee proprie o su suggerimenti di qualche amico.”. Un altro affondo di questo documento di cui siamo venuti in possesso è il seguente: “Il Commissario ha iniziato la sua nuova attività creando un forte dissidio tra il Comune e l’Agenzia del Demanio nel tentativo di ottenere in concessione dal demanio oltre la metà del terreno del campo sportivo per realizzare gli “ex cameroni dei confinati”, scavalcando (credeva lui) l’Amministrazione Comunale. Il risultato della grande iniziativa è noto: la revoca del finanziamento del contributo del Ministero dello Sport al Comune a causa delle dichiarazioni del Demanio che dichiarava l’area di proprietà dello Stato”. La maggioranza sostiene come il sindaco Caputo sia stato protagonista “di una lunga battaglia per veder riconosciuta la legittima proprietà dell’area al Comune di Ventotene, oltre che la riattivazione del contributo statale promesso. La vicenda ha comportato oltre al grande impegno, due anni di ritardo per la realizzazione dei nuovi impianti sportivi utili e necessari alla Comunità Ventotenese ed ai suoi ospiti”.
Accuse taglienti come le pietre che hanno un elemento comune denominatore: Macioce ha agito sempre in autonomia by-passando il comune di Ventotene. Un esempio: “Dopo aver indicato e fatto passare in linea di massima un obiettivo dal TIP quale l’approdo a Santo Stefano, il Commissario ha promosso un progetto per un nuovo molo sull’isolotto in località Madonnella. Alla legittima eccezione sollevata da un consigliere comunale Macioce rispose testualmente “voi non capite niente, io mi avvalgo di grossi professionisti come l’ing. Sammarco e sicuro riuscirò nell’intento”. “Anche questa iniziativa, come tutti possono constatare, è fallita; l’isolotto di S. Stefano ancora oggi non dispone di un attracco sicuro. A questo punto dal cilindro del mago Commissario è comparsa una nuova grande iniziativa quale quella di costruire una cabinovia per collegare Ventotene con S. Stefano. Anche tale iniziativa veniva semplicemente annunciata al Tipi””. Il sindaco Caputo dichiarò la propria assoluta contrarietà all’iniziativa mentre il Commissario “insisteva nel richiedere una assemblea pubblica per veder riconosciuta la bontà del progetto. Peccato che anche questa idea è miseramente naufragata con bocciatura su tutti i fronti”. Macioce poi è stato accusato – tesi tutta da verificare – di aver tenuto all’oscuro di tutto il suo operato tutti i cointeressati e soprattutto questa Amministrazione.
Il Commissario preparava in segreto un’altra grande iniziativa venuta alla luce solo nel mese di settembre quando invitava il Sindaco all’inaugurazione di una mostra realizzata, senza alcuna forma di pubblicità sugli atti adottati, nella parte del Carcere posta in sicurezza”. A seguito dell’invito ricevuto, il Sindaco Caputo con propria nota, chiese lumi sul progetto di questa opera, quale fosse il relativo piano finanziario e soprattutto come si potesse accedere per visitare tale esposizione considerato che non risultava pubblicato nulla”. Per la maggioranza consiliare “la situazione attuale è paradossale: l’esposizione risulta essere stata visitabile solo a chi firma una particolare malleva, e riesce a raggiungere S. Stefano non si sa come o da chi viene accompagnato dal Commissario. E’ importante anche notare che attualmente l’attracco alla “Madonella” è oggetto di importante intervento di mitigazione del rischio onde scongiurare il crollo della falesia, per cui risulta aumentato il grado di pericolosità per il relativo attracco già complicato. Ci si chiede come sia possibile realizzare un’opera quale una mostra che implicitamente implica la presenza di visitatori, senza pensare al modo di raggiungere tale esposizione!!! Inoltre non si capisce per quale motivo a specifiche richieste presentate dal Sindaco per ben due volte per conoscere il progetto della mostra, ed il relativo piano finanziario il Commissario rispose che “ha già dato spiegazioni”, senza far sapere altro, dando ad intendere che non è tenuto a dire quanto richiesto; forse per lui la trasparenza è un’opzione non una norma da rispettare”.
Insomma tra la politica dell’isola e Macioce non è mai sbocciato l’idillio e lo dimostrerebbe lo svolgimento di “una sola riunione per la costituzione di una fondazione per la gestione del Carcere di S. Stefano, così come programmato. Con un parere favorevole soprattutto da parte del Demanio e del Sindaco gli unici costituenti della fondazione sarebbero dovuti essere soltanto enti pubblici e di questa fondazione non si è più parlato, forse con la segreta speranza che possano cambiare i soggetti organizzatori !!!”
Questa fondazione è stata nominata soltanto in una nota commissariale di alcune settimane fa in cui si asserisce “in modo subdolo che dovrà essere costituita una Fondazione Aperta! Ma non sembra che sia il Commissario a decidere chi e come debba essere costituita la fondazione. ln tre anni quindi la struttura commissariale non ha portato a compimento alcuna iniziativa concreta, mentre quelle avviate si sono rivelate oltre che oscure, anche fallimentari, sempre in contrasto con l’Amministrazione e prive di ricadute positive per la popolazione o con ricadute addirittura dannose per gli interessi della comunità”. Tra l’altro, a differenza della precedente commissaria, il Commissario Macioce “non è stato in grado di attivare neppure un singolo progetto e/o contributo a favore di quest’Ente; né è riuscito a veicolare contributi a favore della cittadinanza eccetto che affidare incarichi a pochi privati che si possono contare sulle dita di una mano!”. Da qui la drastica conclusione politica della maggioranza che sorregge il sindaco Caputo: “A dimostrazione di come il generale Macioce in tre anni ha dimostrato l’attaccamento a Ventotene ed alla relativa Amministrazione, si esprime completa e totale sfiducia nei suoi confronti e giudica il suo operato del tutto insufficiente, soprattutto non trasparente, subdolo e non orientato al bene della comunità di Ventotene”. La maggioranza era arrivata a proporre di intrattenere con Macioce “sino al termine del suo mandato esclusivamente rapporti formali nei limiti imposti dalla legge e dagli obblighi istituzionali”. Ma Macioce, ha deciso di applicare un passo del vangelo di San Marco: “Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi”.
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