FORMIA – Il locale di famiglia, una pizzeria prima ed un’hosteria poi, che ha incarnato il sogno della rinascita di una città dopo la tragedia, umana e materiale, della seconda guerra mondiale. La storica ed apprezzata immagine della ristorazione formiana ha perso nelle ultime ore un altro suo insigne rappresentante che, unitamente alla scomparsa la scorsa settimana di Tommaso Bartolomeo del Caffè Bitti, ha impoverito l’attuale e sempre più offuscata immagine del commercio di Formia. Se n’è andato in punta di piedi, contrariamente al suo carattere focoso e alla sua formianità (nel lessico e nei rapporti umani), Franco Chinappi. Aveva 86 anni quel pioniere della cucina formiana che aveva due hobby, nei suoi scampoli di tempo libero: faceva l’arbitro nei campionati dilettantistici minori (da qui il nomignolo di “Fine Campionato”) e la passione, quasi epidermica, nei confronti del Napoli calcio. La famiglia ed Franco (con l’inseparabile moglie Anna) dal 1957 hanno gestito un locale che in via Anfiteatro, a ridosso dell’omonimo sito archeologico sottostante la stazione ferroviaria di Formia, ha saputo rappresentare degnamente e, tra mille sacrifici, la tradizione gastronomica di Formia perseguendo due peculiarità: la qualità ed il rifiuto di ogni tipo di compromesso con altre culture culinarie. Gliel’ha riconosciuto il 6 marzo 2017 l’allora sindaco Sandro Bartolomeo consegnando a Franco e alla signora Anna una targa con cui la città, di fatto, ringraziava l’attività che ha contribuito a esportare la migliore immagine di Formia in tutto il mondo e, nel piccolo ed in occasione delle ricorrenze, i momenti di gioia e di felicità di tantissimi formiani comuni.

La pizzeria Chinappi è stato il luogo in cui due campioni come Sara Simeoni e Pietro Mennea tentavano in incognito– ancora quando calzavano le scarpette chiodate – di metabolizzare le loro fatiche quotidiane o di festeggiare i successi olimpici a Mosca 1980 e i primati del mondo nelle rispettive specialità (salto in alto e i 200 metri) nel 1978 e l’anno successivo. Tra il 1982 e la primavera dell’anno successivo tutti i media cominciarono ad occuparsi della prima e storica partecipazione italiana all’America’s Cup e si voleva incontrare Cino Ricci o il biondissimo Mauro Pellaschier bisognava chiedere a….Franco Chinappi. Una cena “da tutto esaurito” è rimasta un ricordo indelebile per tanti giornalisti la sera del 9 luglio 1991. La famiglia Chinappi ha sempre ammesso di essersi trovata nel momento in cui non aveva tante bottiglie di vodka per soddisfare i gomiti dell’entourage ucraino, ex sovietico, di Sergej Bubka. Il campionissimo di Donetsch aveva stabilito in quell’edizione del Formia world meeting di Atletica leggera l’ennesimo record del mondo per il quale l’edizione delle 20 del Tg 1 della Rai dovette collegarsi necessariamente con Paolo Rosi e lo stadio degli Aranci. Per pagare quella cena il patron del meeting di Formia, il Cavaliere Elio Papponetti, dovette chiedere a Franco di pazientare perché quella sera, a causa di quel nuovo record del mondo con la misura di 6 metri e 9 centimetri (miserie agli attuali voli di Armando Mondo Duplantis), dovette onorare un altro e più oneroso impegno: firmare un assegno allo zar con diversi zero ma in dollari. Mica poco. E poi il rapporto con la politica.
La pizzeria di Franco e Anna Chinappi ospitava abitualmente le fasi successive di ogni consiglio comunale di Formia. Si litigava e di “sciarrava” in aula ma, dall’alto della sua intelligenza e acume, per l’allora sindaco Michele Forte era un obbligo andare “da Franco”, sia per rassegnare l’allora partito Stato, che era la Democrazia Cristiana, che per concludere quelle estenuanti maratone consiliari (in quelle odierne si ignorano il tono e la voce di tanti consiglieri eletti che pensano di stare in un acquario) con gli stessi rappresentanti delle minoranze del Partito Comunista. “Da Franco” ci si andava anche quando il Senatore Forte litigava con i giornalisti, anche con quelli più pugnaci. Mai una denuncia penale o una richiesta di risarcimento perché l’umano malessere era stato metabolizzato davanti una pizza. E Franco, che era anch’egli molto intelligente nonostante dicesse (falsamente) di aver “fatto le scole vascie”, era di grande supporto al sindaco – e poi Senatore – Forte. Franco Chinappi se n’è andato con la consapevolezza di aver svezzato il figlio Stefano – è considerato dal 2006 uno dei migliori ristoratori di Roma aprendo prima un locale in piazza Barbenini e ora in via Valenziani – il nipote Michele (il cognome Chinappi ha arricchito qualitativamente l’immagine della ristorazione nella zona della movida di via Abate Tosti nel rione di Mola) e la nipote Chiara in località Farano a Formia. Ha ragione il collega e storico presidente dell’Azienda di promozione turistica della provincia di Latina Piergiacomo Sottoriva a specificare in occasione del 60°anniversario della pizzeria come la raffinata cucina di Chinappi, oltre a rappresentare un’intera comunità, abbia saputo fare economia ed impresa, a Formia, dunque, anche altrove. Quella dei Chinappi è stata una storia familiare lunga tre generazioni. A far da filo conduttore, un unico modo d’intendere la cucina e un’attenzione maniacale verso la materia prima. E ad incarnare questo spirito furono nel 1957 Antonio e Vincenza – i genitori di Franco – quando intrapresero un lungo percorso del ristorante ,capace, lungo quasi sette decenni,di concretizzare un patrimonio fatto di valori, passioni, tradizioni, ma anche innovazioni e avanguardie capaci di esaltare, senza mai svilire, la qualità di ogni singola pietanza proposta e creare quell’atmosfera, elegante e discreta, per far sentire ogni cliente come a casa propria. Fondamentale, da sempre, per la famiglia Chinappi, è stata la capacità di far emergere la cultura di una terra assolutamente orgogliosa della propria tradizione, ma anche curiosa e attenta alle richieste di un mercato sempre più esigente. E questo grazie all’unicità della pescheria di….famiglia, quella di Gianni Purificato
L’ultimo e doveroso “grazie” a Franco Chinappi è in programma martedì pomeriggio, alle 15, alle l’antiviglia di Natale, presso la “cara “ Chiesa S.Giovanni dove sono in programma, a cura dell’agenzia “La Comune”, i suoi funerali. In tantissimi si stringeranno attorno all’adorata moglie Anna e ai figli Stefano e Sabrina ai quali giungano le più affettuose condoglianze della nostra redazione.
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