Itri / Il Tar legittima per i b & b il rifornimento idrico dai privati

La politica e, dunque, la prossima amministrazione comunale che uscirà dalle urne il 25 ed il 26 maggio prossimi dovrà promuovere una diversa gestione di approvvigionamento idrico di numerose strutture turistico-ricettive e di semplici abitazioni private che al momento non sono allacciate alla condotta pubblica. E’ il monito che, seppur indirettamente, lancia la prima sezione del Tar di Latina alla politica impegnata nelle ultime due settimana di campagna elettorale. Lo fa motivando la decisione di annullare la discutibile “contingibile e urgente” ordinanza numero 6 del 6 marzo scorso con cui il commissario Prefettizio del comune di Itri Antonietta Lonigro, aveva intimato a circa 200 tra imprenditori turistici e semplici cittadini di allacciarsi entro 30 giorni all’acquedotto pena la chiusura delle rispettive attività. In sede collegiale il Tar (presidente Donatella Scala, consigliere Francesca Romano e giudice estensore Valerio Torano) ha confermato quanto lo stesso Tar aveva deciso in forma monocratica e cioè che l’ordinanza Prefettizia non era perfetta. Da qui la duplice decisione dell’annullamento dell’ordinanza numero 6/2025 e la condanna del comune di Itri di pagamento delle spese di giudizio per un importo di 3000 euro. Eppure la dottoressa Lonigro, che davanti il Tar era rappresentata dall’avvocato Giuliano Gambardella, era apparsa decisamente drastica nella sua ordinanza nelle fasi iniziali della stagione turistica. Raccogliendo le conclusioni di alcune segnalazioni dei Carabinieri dei Nas, il commissario aveva motivato il suo provvedimento “idoneo ad assicurare e garantire la tutela di sovraordinati interessi pubblici, rappresentati dalla salvaguardia della salute pubblica ed a prevenire possibili rischi di natura igienico-sanitaria”. Il comitato civico si è affidato ad un illustre amministrativista dell’Università di Cassino, il professor Manlio Formica che, oltre a lamentare da parte della dottoressa Lonigro la carenza di istruttoria e di motivazione e la mancata attivazione del “preventivo contradditorio procedimentale” nei confronti dei destinatari della sua ordinanza, ha detto qualcos’altro di importante che il Tar ha recepito nonostante l’estremo tentativo del comune di difendere il suo operato in alcune memorie. E cioè che le ordinanze sindacali contingibili ed urgenti, secondo quanto prevede il quinto comma dell’articolo 50 del decreto legislativo 267/2000, “possono essere adottate al fine di fronteggiare situazioni eccezionali e imprevedibili, laddove si rivelino inutili gli strumenti ordinari posti a disposizione dal legislatore” e, “trattandosi di manifestazione di un potere residuale e atipico, a rischio di frizione con il principio di legalità dell’azione amministrativa, il suo esercizio legittimo è condizionato dall’esistenza dei presupposti tassativi, di stretta interpretazione, di pericolo per l’igiene, la sanità o l’incolumità pubblica, pericolo che deve essere peraltro dotato del carattere di eccezionalità tale da rendere indispensabili interventi immediati ed indilazionabili, consistenti nell’imposizione di obblighi di fare o di non fare a carico del privato”. In sintesi ha spiegato il professor Formica – ed il Tar ne ha preso atto – commissario Lonigro avrebbe potuto eventualmente adottare quel tipo di ordinanza solo per un caso unico ed eccezionale e non per far fronte ad una situazione generalizzata che, correttamente, attende da anni – come sta sollecitando il candidato sindaco di Itri Domani l’avvocato Antonio Fargiorgio – le dovute risoluzioni. Che il commissario Prefettizio non abbia assunto il corretto tipo di ordinanza lo ribadiscono nella loro sentenza i giudici Scala e Torano. L’ordinanza numero 6 del 6 marzo 2025 “difetta palesemente il requisito della presenza di un pericolo eccezionale per l’incolumità pubblica, perché dall’esame del provvedimento e dell’istruttoria in esso rappresentata. si evince che la situazione cui l’autorità ha inteso far fronte mediante l’ordinanza gravata, lungi dall’essere straordinaria, imprevedibile ed eccezionale, appare riconducibile a una comune ipotesi di (peraltro risalente nel tempo) carenza, in capo a talune strutture turistico ricettive, dei requisiti igienico-sanitari previsti per il loro esercizio, carenza emersa in seguito ad alcuni accertamenti a campione dei Carabinieri del Nas di Latina e che dovrebbe essere affrontata nel quadro degli ordinari poteri di vigilanza dell’ente locale sulle attività economiche svolte sul suo territorio, intervenendo individualmente, previo avvio del necessario contraddittorio con i singoli interessati, sui titoli abilitativi che legittimano dette strutture ed applicando, in ipotesi di accertata violazione, le sanzioni previste dalla legge”

Il Tar, implacabile, motiva sostanzialmente questo suo assunto in questi termini: “Nel provvedimento impugnato non è fatto alcun circostanziato riferimento all’esistenza di un problema generalizzato di approvvigionamento idrico delle strutture turistico-ricettive non servite dall’acquedotto pubblico, che è un’argomentazione presente solo negli scritti difensivi dell’amministrazione e che, come tale, non può certo essere utilizzata per integrare a posteriori la motivazione di un provvedimento discrezionale extra ordinem fortemente restrittivo della libertà d’impresa”.

Ad esprimere il suo “plauso, solidarietà e vicinanza al comitato ricorrente davanti il Tar” è intanto Antonio Gelfù, candidato sindaco per la lista “Insieme per Itri – Gelfù Sindaco”:” Il Tribunale regionale amministrativo ha riconosciuto l’illegittimità dell’ordinanza che imponeva alle strutture extralberghiere l’obbligo di dotarsi di costose cisterne per la potabilizzazione dell’acqua, senza una reale e attuale situazione emergenziale, né un’adeguata istruttoria o contraddittorio. Una misura sproporzionata e gravemente lesiva della libertà d’impresa, che avrebbe messo in ginocchio il tessuto economico e turistico della nostra comunità – ha osservato Gelfù – La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la legalità amministrativa non può essere piegata a logiche emergenziali infondate, né si può agire in modo generalizzato senza tener conto delle specificità e dei diritti dei singoli operatori. Questa vittoria è un segnale importante per tutta Itri: serve una politica dell’ascolto, del confronto, della trasparenza. È quello che intendo realizzare da sindaco: un’amministrazione che lavora insieme ai cittadini, non contro di loro. Che sostiene, non impone. Che risolve i problemi strutturali, come quello dell’approvvigionamento idrico, con visione, programmazione e sinergia istituzionale, non con provvedimenti punitivi e inefficaci”. Gelfù ha rinnovato il suo sostegno al Comitato e a tutte le attività ricettive locali, “vero motore del nostro sviluppo turistico e custodi della bellezza e dell’accoglienza itrana. Il 25 e 26 maggio, abbiamo l’occasione di voltare pagina, insieme”.