Arce / Omicidio Serena Mollicone, test ed intercettazioni ammessi al processo d’appello

ARCE, Omicidio Serena Mollicone – Se non è avvio di un processo che, dopo 24 anni, ha già emesso alcune sentenze, poco ci manca. Gabriele Tersigni, il carabiniere a cui Santino Tuzi, il brigadiere che dichiarò di aver visto Serena Mollicone entrare in caserma il 1 giugno del 2001, fece le sue confidenze prima di suicidarsi, è stato ammesso a testimoniare al nuovo processo di secondo grado sull’omicidio della 18enne studentessa di Arce. Lo ha deciso il processo che mercoledì ha vissuto la sua seconda udienza davanti la terza sezione della Corte d’Assise d’Appello di Roma presieduta dal giudice Galileo D’Agostino. Il processo d’Appello bis aveva preso il via il 22 ottobre scorso, dopo che la Cassazione la scorsa primavera aveva annullato la sentenza di assoluzione nei confronti dei tre imputati, l’ex comandante della locale stazione dei carabinieri, Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna Maria. Inoltre sono stati ammessi al processo di Appello bis sull’omicidio di Serena Mollicone, tutti i testimoni che possano contribuire a ricostruire il presunto ingresso della 18enne di Arce nella caserma dei carabinieri il 1 giugno del 2001, luogo dove, secondo la procura di Cassino, la giovane sarebbe stata uccisa. Saranno quindi sentiti Pietro Caprio, Giuseppe D’Ammasso, Sonia Da Fonseca, Gaetano Evangelista, Massimiliano Gemma, Marco Malnati, Pasquale Simone, Marco Sperati, Anna Rita Torriero, i carabinieri Ernesto Venticinque, Francesco Suprano, Vincenzo Quatrale, Rosario Casamassima, e Anna Teresa Magnante. La Corte ha inoltre disposto l’esame dei tre imputati, l’ex comandante della locale stazione dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna Maria, accusati di concorso nell’omicidio. Inoltre sono stati ammessi al processo i consulenti Cristina Cattaneo, Ernesto D’Aloja, Paola Magni, Elena Pilli, Remo Sala, Carmelo Lavorino, Giorgio Bolino, Pio Di Milla, Mario Dell’Orio e Laura Ricci. Su questo punto la difesa ha chiesto che i consulenti siano sentiti in contraddittorio tra loro e si è riservata di proporre gli abbinamenti. Al momento la Corte non ha ritenuto opportuno sentire i testimoni relativi ai vari presunti avvistamenti di Serena Mollicone in altre circostanze riservandosi di sentirli in un secondo momento. Maria Tuzi, la figlia del brigadiere Santino, che morì suicida nell’aprile 2008 dopo aver dichiarato di aver visto Serena Mollicone entrare in caserma il 1 giugno di sette anni prima, ed il fratello Fabio non saranno parti civili al processo di Appello bis sull’omicidio di Serena. L’udienza di mercoledì ha offerto altri spunti interessanti. Innanzitutto saranno acquisite le intercettazioni, una ambientale (28 settembre 2008) e una telefonica (10 ottobre 2008), delle conversazioni tra Sonia Da Fonseca e il carabiniere Ernesto Venticinque, testimoni al nuovo processo di secondo grado sull’omicidio della Mollicone. Per la trascrizione delle registrazioni, all’epoca fatte su una cassetta, la Corte ha incaricato il perito Alessando Perri. Nel corso dell’udienza del nuovo processo di secondo grado la terza Corte d’Assise d’Appello di Roma non si è pronunciata, invece, sulla perizia sul pugno che Franco Mottola avrebbe sferrato di piatto sulla porta dell’alloggio a trattativa privata della caserma di Arce dopo una lite con il figlio Marco e che avrebbe causato la frattura, secondo quanto dichiarato dallo stesso imputato. Frattura che invece, secondo la superperizia della dottoressa Cristina Cattaneo, sarebbe compatibile con il cranio della vittima. Secondo l’ipotesi della procura generale Serena sarebbe morta dopo essere stata sbattuta contro la porta”

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“Tersigni per noi è un testimone importante, l’indicazione della Cassazione sul punto era chiara ed è stata correttamente recepita nell’ordinanza della Corte d’Appello. Tersigni insieme all’intercettazione fra Venticinque e Da Fonseca, di cui è stata disposta l’acquisizione, sono due elementi per l’accusa importanti perché sono indispensabili per provare l’attendibilità di Santino Tuzi in ordine alla circostanza dell’ingresso di Serena in caserma. Quindi siamo soddisfatti”. Lo ha detto l’avvocato di parte civile Antonio Iafrate dello studio Salera, che da anni segue Consuelo Mollicone, sorella di Serena. “Tersigni, vedremo cosa dirà in aula, avrebbe ricevuto una confidenza dall’allora brigadiere Santino Tuzi proprio sull’ingresso di Serena in caserma”, ha aggiunto. “Per noi oggi è un nuovo inizio. Per quanto mi riguarda non finisce qui: io ho già iniziato con delle nuove indagini e abbiamo degli elementi, anche abbastanza importanti, che finora non erano venuti alla luce. Stiamo ancora lavorando ma ci sono dei particolari che non ci portano al suicidio”. Lo ha dichiarato invece Maria Tuzi, la figlia del brigadiere Santino, che morì suicida nel 2008 – come detto – dopo aver dichiarato di aver visto Serena Mollicone entrare in caserma il 1 giugno del 2001. “Ho dato mandato a un perito della balistica che sta facendo dei lavori importanti sulle foto della pistola (con cui Tuzi si sarebbe sparato ndr) – ha detto la donna – Stiamo cercando anche un medico legale e una grafologa che possano aiutarci a capire di più di quello che già sappiamo”. “L’ho detto quasi sempre, mio padre non può essersi suicidato o se lo ha fatto non è stato per motivi passionali – ha continuato – Mio padre non aveva motivo di togliersi la vita, era diventato nonno da pochissimo tempo, mio figlio aveva solo 10 mesi, e la prima volta che si è commosso è stato proprio quando gli hanno dato tra le braccia mio figlio. Non può esserci sentimento più forte di quello che aveva per mio figlio. Io non credo al suicidio di mio padre”. Sull’ammissione al processo della testimonianza di Tersigni Maria Tuzi ha aggiunto: “Lui era un superiore di mio padre ma non partecipava alle indagini sul caso di Serena e ha raccolto le sue confidenze in qualità di amico non di superiore. Confidenze che vanno a confermare quanto mio padre affermava, ovvero di aver visto Serena entrare in caserma. Mio padre descrive i vestiti di Serena e la sua descrizione coincide con quelli che aveva quando è stata trovata morta. Tersigni fu uno dei primi a giungere sul posto”.

I legali difensori, gli avvocati Francesco Germani, Piergiorgio Di Giuseppe, Enrico Meta e Fabio Quadrini, hanno sottolineato, attraverso il portavoce del pool difensivo della famiglia Mottola, il criminologo Carmelo Lavorino, l’importanza di alcune decisioni assunte dal collegio presieduto dal giudice Galilelo D’Agostino. “Sono stati esclusi dal dibattimento Roberta Bruzzone e Luciano Garofano, consulenti delle parti civili che, a nostro modesto avviso, nulla avrebbero potuto portare così come nulla hanno prodotto in primo grado e in appello. Sono state escluse le parti civili Fabio e Maria Tuzi, figli di Santino Tuzi, in quanto con il processo contro i Mottola non c’entrano nulla, essendo in teoria collegabili i loro interessi processuali solo agli assolti Vincenzo Quatrale e Suprano Suprano. Abbiamo chiesto ed ottenuto il confronto tra i nostri consulenti e quelli dell’accusa per dimostrare quanti siano diversi gli indicatori dell’omicidio (orario, cause, tracce, possibilità, comportamenti criminali) compiute da un soggetto ignoto”. Torneranno in aula di giustizia gli ex Carabinieri Vincenzo Quatrale e l’itrano Francesco Suprano che, “innocenti e ora liberati da ogni sospetto e dichiarati dalle sentenze sempre e comunque innocenti, saranno ascoltati e porteranno molte verità”. Il secondo processo d’appello per la scomparsa e l’omicidio di Serena Mollicone proseguirà il prossimo 17 dicembre.