TERRACINA, Operazione Porta Napoletana – “Non ho ricevuto alcuno sostegno elettorale come mi si accusa e tantomeno il mio presunto sostenitore ha beneficiato di alcun favoritismo in ambito amministrativo”. C’era molta attesa per l’interrogatorio di garanzia cui è stato sottoposto martedì davanti il Gip del Tribunale di Roma Maria Gaspari l’ormai ex consigliere comunale di Terracina Gavino De Gregorio, finito ai domiciliari la scorsa settimana con la pesante accusa – se venisse confermata in sede processuale – di scambio politico-mafioso e di estorsione mafiosa in concorso con Eduardo Marano, il marito di Patrizia Licciardi, legati al clan omonimo di Secondigliano. De Gregorio formalmente si è avvalso della facoltà di non rispondere e, difeso dagli avvocati Maurizio Forte e Valentina De Gregorio, ha nettamente preso le distanze con alcune dichiarazioni spontanee dall’assunto accusatorio formulato ai suoi danni dai Pm della Direzione Distrettuale antimafia della capitale.
L’ex consigliere comunale della lista “Francesco Giannetti sindaco” ha specificato alla dottoressa Gaspari che i suoi rapporti con il 66enne Edoardo Marano sono sempre stati di natura professionale avendo acceso una polizza assicurativa con il dimissionario consigliere comunale. Nessun voto di scambio e tanto meno alcuna estorsione compiuta da De Gregorio anche se la Pm antimafia della capitale sostiene di aver partecipato ad una presunta estorsione nei confronti di un imprenditore che, in ritardo nel restituire a Marano il danaro prestatogli con tassi “fuorilegge, sarebbe stato schiaffeggiato dal genero del boss Gennaro Licciardi nel cortile dell’agenzia assicurativa della famiglia De Gregorio.
Il Gip non dovrà pronunciarsi su alcuna istanza degli avvocati Forte e De Gregorio semplicemente perché i due legali, probabilmente interessati a chiedere il conforto del Riesame, non hanno presentato alcuna misura alternativa per De Gregorio che, dunque, trascorrere le imminenti festività Natalizie presso la sua abitazione di Terracina. Il Gip Gaspari non dovrà pronunciarsi sulla posizione del 59enne Michele Minale, l’agente immobiliare di Terracina che, finito anch’egli ai domiciliari, è considerato dall’accusa un prestanome di Marano nella partecipazione ed aggiudicazione delle aste fallimentari. La sua difesa non ha chiesto provvedimenti alternativi ai domiciliari. Una simile iniziativa è stata assunta dal legale di Marano, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, che aveva optato nell’interrogatorio di garanzia di lunedì della facoltà di non rispondere e, dunque, è rimasto nel carcere di Secondigliano dopo aver dichiarato di essere stato assolto in un altro processo dall’accusa di essere un componente del clan Licciardi.
Al momento l’unica difesa che ha portato a casa un risultato importante è stata quella di Roberto Carocci, destinatario, perché indagato di trasferimento fraudolento di valori, del provvedimento cautelare di sospensione per un anno dall’attività professionale di commercialista. I suoi legali, gli avvocati Gianni Lauretti e Luca Pietricola, hanno dimostrato come il loro assistito fosse soltanto un ragioniere consigliando e ricordando a Minale di ottemperare agli obblighi di natura fiscale e tributaria. Mentre De Gregorio compariva davanti il Gip Gaspari, di lui si parlava contemporaneamente nel consiglio comunale convocato in un clima teso e affrontato dal sindaco di Terracina Francesco Giannetti – come lo stesso interessato ha dovuto ammettere – con “poco imbarazzo”.
L’aula innanzitutto ha surrogato il dimissionario De Gregorio con il primo dei non eletti della lista “Francesco Giannetti sindaco”, Giovanni Erminio Conte, ed il primo cittadino invitato dalle minoranze a “chiarire tutto quanto sta avvenendo” specificando come gli effetti dell’operazione anti camorra “Porta Napoletana” stia “creando imbarazzo all’intera comunità terracinese. Sono rimasto incredulo – ha detto nel suo intervento Giannetti – per quanto è avvenuto, quello che sta uscendo fuori è inquietante per la nostra città. Ringrazio la magistratura e le forze dell’ordine per il lavoro messo in campo a favore della legalità. Non bisogna abbassare la guardia ma le presunte responsabilità di un solo soggetto non possono essere assolutamente estese ad un’intera classe politica. Mi auguro – ha aggiunto concludendo – che i tempi siano certi per definire eventualità responsabilità. E’ il momento che maggioranza e opposizione si fermino e facciano quadrato per far affermare il primato della politica”. Non sono stati teneri gli interventi in replica dei consiglieri di opposizione Subiaco, Cervelloni, Pernarella, Di Tommaso e Chiumera. A loro dire quelle del sindaco di Terracina Giannetti sono state lacrime di coccodrillo e, se lo ritenesse opportuno per il bene della città, “comincia a prendere in esame” lo strumento del ricorso anticipato – sarebbe il secondo consecutivo per la terza città della provincia – alle urne.
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