GAETA – L’allarme è scientificamente fondato e provato: il mare del Golfo ha un futuro ricco di incognite se non si attua una moratoria contro gli allevamenti dei pesci e, in particolare, del tonno rosso. A metterlo per iscritto in un report decisamente è l’associazione Greenpeace, protagonista nei giorni scorsi di un blitz nei pressi di un allevamento ittico nel tratto di mare tra la spiaggia formiana di Vindicio e Punta Stendardo a Gaeta.
Il problema, ambientale ma anche economico, è purtroppo italiano e nel Mediterraneo dove stanno aumentando gli impianti di ingrasso del tonno rosso, sostenuti dai finanziamenti europei per pesca e acquacoltura ma privi di valide regole e controlli. Valentina Di Miccoli è senza peli sulla lingua quando ammette come “L’acquacultura abbia superato negli ultimi anni la produzione derivante dalla pesca, sia un settore in enorme crescita e sia stato raggiunto il record mondiale di produzione di ben 140 milioni di tonnellate, rappresentato per lo più da animali allevati all’interno di gabbie”.
“La comunità europea – ha aggiunto l’esponente di Greenpeace – definisce questo settore sostenibile ma effettivamente così mancano gli indicatori di sostenibilità. Per non parlare poi del benessere animale e di come sono trattati questi animali all’interno delle gabbie”.
E non è finita. Le deiezioni animali, l’uso massiccio di antibiotici e di altre sostanze “inquinano – afferma con un tono preoccupato la dottoressa Di Miccoli – sia l’acqua che i fondali dove si trovano le gabbie con all’interno i pesci. Quello che noi pensiamo è che una transizione alimentare basata sempre di più su proteine vegetali e meno sull’uso di proteine animali possa essere una soluzione ai problemi derivanti da questa enorme industria”.