Formia / Droga, reggono anche in appello le accuse dell’operazione “White fruit”

FORMIA – Mano pesante dei giudizi d’appello nel processo di secondo grado legato all’operazione “White Fruit” con la quale la Guardia di Finanza ed il commissariato di Polizia di Formia smantellarono nel 2019 – secondo l’accusa – un’organizzazione che, dedita alla detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, avrebbe operato nell’orbita di un mini market – peraltro vittima nel 2022 di un attentato incendiario – nel rione marinaro di Mola. I giudici della Corte d’ Appello hanno confermato tutte le condanne di primo grado emesse dal Tribunale di Cassino, tranne una. Civita Lombardi, difesa dall’avvocato Pasquale Di Gabriele, era stato condannata in primo grado a quattro anni di reclusione. La Corte d’appello le ha applicato un forte “sconto” riducendo la pena ad un anno e due mesi di carcere. I giudici di secondo grado hanno dato credito alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giuseppe Basco durante le stesse indagini e lo svolgimento del processo a Cassino. E così che è stata confermata la pena più pesante per Carmina Fustolo (14 anni e 8 mesi di reclusione), per il marito Italo Ausiello (13 anni e 9 mesi); per Emanuele Tornincasa (8 anni e 2 mesi), per Giuliano D’Urso (7 anni e 1 mese), per Gianfranco Simeone (4 anni e 6 mesi) per Angelo Lombardi (7 anni e 5 mesi), per Roberto De Simone (7 anni), per Enrico De Meo (4 anni e 1 mese), per Laura Supino (4 anni e 3 mesi), per Luca Centola (4 anni e 2 mesi) e inoltre, per Ivan Calenzo( 4 anni e 5 mesi). Per gli inquirenti il mini market dei coniugi Italo Ausiello e Carmina Fustolo era stato trasformato “in una vera e propria base operativa e strategica di un sodalizio criminale diretto dagli stessi, che per lo spaccio al dettaglio potevano contare sulla collaborazione di una serie di pusher, nonché alcuni soggetti individuati quali fornitori di cocaina dei medesimi, tra cui Emanuele Tornincasa”. Basco era stato un uomo fidatissimo di Tornincasa, al punto che questi gli affidava la custodia di droga e armi, come confermato dallo stesso collaboratore durante l’esame in aula. L’inchiesta ha visto collaborare a stretto gomito Polizia e Guardia di Finanza ma registrò una svolta quasi per caso.Era Il 27 luglio 2019 quando fu arrestato Nicola Aruta, sorpreso in flagranza a spacciare cocain. Indicò quale suo fornitore Salvatore Fustolo, fratello di Carmina. A ottobre 2019 la Guardia di Finanza eseguì una perquisizione nella frutteria dei Fustolo in via Emanuele Filiberto trovando 116 grammi di cocaina e 16mila euro in contanti.