LATINA, Procura della Repubblica – L’inchiesta che ha provocato l’iscrizione del consigliere regionale Enrico Tiero di Fratelli d’Italia (da cui si è autosospeso) nel registro degli indagati con l’ipotesi accusatoria di corruzione e la contestuale richiesta della Procura di arresti domiciliari è nata quasi caso. Il coinvolgimento del “Mister Preferenze” del partito di Giorgia Meloni in provincia di Latina c’è stato davvero per una mera coincidenza: la Procura stava indagando su un filone nuovo legato al caporalato in una cooperativa quando, intercettando un imprenditore agricolo del nord della Provincia, hanno captato a sorpresa la voce di “Fratone”.
Da quel momento l’inchiesta ha assunto una fisionomia diversa e i sostituti Procuratori Martina Taglione e Antonio Sgarrella hanno emesso i primi decreti per l’utilizzo di telecamere, cimici e di un trojan per arrivare alla conclusione che è alla base della richiesta d’arresto, seppur ai domiciliari: Il presidente della commissione Sviluppo Economico alla Regione Lazio ha “stabilmente asservito le proprie funzioni agli scopi e agli interessi economici di vari imprenditori ”, in cambio di posti di lavoro per persone a lui vicine e in grado di procurargli voti, di tessere a FdI e denaro.
L’interrogativo preventivo di Tiero in programma giovedì davanti il Gip Giuseppe Cario potrebbe essere determinante per la presunta prova regina che i Carabinieri del Nucleo investigativo e la Guardia di Finanza del comando provinciale avrebbero acquisito per suffragare la corruzione: una mazzetta di 6000 euro che Tiero avrebbe incassato. Si tratta di danaro che sarebbe stato consegnato al consigliere regionale da un noto imprenditore impegnato nella refezione, soprattutto nelle strutture sanitarie.
Per aggiudicarsi un appalto per un servizio mensa l’uomo avrebbero assunto nella sua azienda due giovani “segnalati” da Tiero che – come detto – avrebbe percepito il danaro frutto del pagamento di una fattura “sospetta” emessa da un ristorante di Latina ma priva da una casuale esaustiva. La Guardia di Finanza avrebbe anche accertato da parte di questo ristoratore di un prelievo in contanti pari alla metà dell’importo pattuito.
Il “saldo” sarebbe avvenuto successivamente con le stesse modalità. Tiero davanti a questo pesante castello accusatorio si è dichiarato estraneo e pronto a dimostrarlo già nel corso dell’interrogatorio di giovedì mattina davanti il Gip Giuseppe Cario.
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