Terracina / Operazione anticamorra “Porta Napoletana”, sospeso il consigliere De Gregorio

TERRACINA, Operazione anticamorra Porta Napoletana – In attesa che vengano calendarizzati tra Natale e Capodanno i primi interrogatori di garanzia per le cinque persone destinatarie, a vario titolo, di diverse misure cautelari chieste dalla Procuratrice aggiunta Maria Cristina Palaia e dal Pm della Direzione Distrettuale antimafia di Roma Francesco Gualtieri e disposte dal Gip del Tribunale di piazzale Clodio Maria Gaspari, sono emersi altri particolari dalla brillante operazione anticamorra “Porta Napoletana” eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Latina e dai colleghi della Compagnia di Terracina. Le 118 pagine dell’ordinanza da mercoledì sono sotto la lente d’ingrandimento dei legali dei due principali indagati: Edoardo Marano, conosciuto come Dino e marito della figlia del capo clan Gennaro Licciardi e del consigliere comunale di Terracina Gavino De Gregorio. Quest’ultimo da giovedì è sospeso dalla carica. L’ha comunicato all’intero consiglio comunale la segretaria generale Grazia Trabucco notificando il provvedimento del Prefetto di Latina Vittoria Ciaramella secondo quanto prevede il secondo comma dell’articolo del decreto legislativo numero 235/2012, la più conosciuta legge Severino.

L’ordinanza della dottoressa Gaspari ha un inquietante elemento comune denominatore: la terza città della Provincia negli anni 2022-2023 era per certi versi sotto il controllo, sul piano economico-imprenditoriale ed elettorale, della camorra, di quella “emergente” – secondo il qualificato giudizio del Procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri – riconducibile al clan, facente parte della sanguinaria Alleanza di Secondigliano. Se l’unico degli indagati finito nel carcere di Secondigliano è il genero di Gennaro Licciardi, si trova ai domiciliari presso la sua abitazione di Terracina il consigliere comunale Gavino De Gregorio che, conosciuto con il nomignolo di “Ghico”, deve difendersi ora dalle accuse, a vario titolo, di scambio elettorale politico mafioso mentre per gli altri quattro destinatari dell’ordinanza cautelare – Michele Minale, il commercialista Roberto Carocci e Andrea Belviso, quest’ultimi considerati faccendieri e prestanome di Minale- i reati ipotizzati sono l’estorsione aggravata dal metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e turbata libertà degli incanti.

Due dei 22 capi d’imputazione riguardano De Gregorio che, in lizza sino nei giorni scorsi per diventare il nuovo presidente del consiglio comunale di Terracina – era stato tra i tre eletti della lista civica che porta il nome del sindaco Francesco Giannetti. E le accuse ipotizzate a suo carico sono pesanti come un macigno che potrebbero anche condizionare il futuro della consiliatura iniziata in occasione del voto amministrativo del maggio 2023. In quella circostanza il candidato consigliere della lista Giannetti sindaco avrebbe chiesto all’affiliato terracinese dell’ascendente clan Licciardi voti per essere eletto in consiglio. In cambio, De Gregorio avrebbe promesso la sua disponibilità di soddisfare gli interessi e le esigenze di Marano e dei soggetti a lui vicini sul territorio comunale. Aperte le urne De Gregorio ottenne 226 voti di preferenza e fu premiato con l’incarico di capogruppo della lista del neo primo cittadino e, soprattutto, con la presidenza di una delle commissioni più influenti nel comune di Terracina, quella alle Attività Produttive e al Demanio Un altro capo d’imputazione che riguarda De Gregorio ha sullo sfondo l’ipotesi di reato di estorsione mafiosa in concorso con il 51enne Domenico Scevola, quest’ultimo tra gli indagati a piede libero insieme a Patrizia Licciardi (58 anni), Sisto Maggi (36 anni), Silvia Giuliani (43 anni), Marika Minale (32 anni), Roberto Carocci (53 anni), Luca Cimmino (60 anni), Mario Di Sauro (58 anni), Domenico Scevola (52 anni), Assunta Mari (35 anni), Antonio Dei Giudici (71 anni), Cristofaro, Vincenzo, Immacolata e Pasquale Patriota (rispettivamente 57, 30, 40 e 23 anni), Iolando Iavarone (57 anni) e Paolo Coppola (36 anni).

Scevola, titolare della società “Le Terrazze Lido Srl”, aveva avviato un’attività di ristorazione nella centralissima Piazza Aldo Moro a Terracina. A pochi metri di distanza un altro imprenditore – vittima in questa vicenda – aveva una regolare concessione ad occupare parte del suolo pubblico per esercitare l’attività di burattinaio ed effettuare spettacoli per bambini. Secondo la Dda l’attività di Scevola avrebbe cominciato a dare fastidio al nascente ristorante che avrebbe preteso, attraverso la sua proprietà, la concessione dell’intera area. È lo stesso Scevola a dire al burattinaio che “lì comandava lui”, alludendo ai rapporti con Marano e il clan Licciardi. Lo avrebbe minacciato di ritorsione Scevola che, pressato, sarebbe stato invitato ad accettare lo spostamento in Piazza Garibaldi. Ad interessarsi della vicenda, ci sarebbe stato proprio De Gregorio che, nel maggio 2024, ad un anno esatto dalla sua sorprendente elezione, avrebbe cominciato a fare pressioni nei confronti dell’assessore al demanio e alle attività produttive, il leghista Gianluca Corradini (che non è indagato) affinché contattasse il burattinaio e gli proponesse la diversa sistemazione.

Tornando alle accuse, De Gregorio è accusato di estorsione mafiosa in concorso con Domenico Scevola (indagato), titolare della società “Le Terrazze Lido Srl” che aveva avviato un’attività di ristorazione in Piazza Aldo Moro a Terracina. Nella stessa area un altro soggetto aveva una concessione a occupare parte del suolo pubblico per esercitare l’attività di burattinaio ed effettuare spettacoli per bambini. Secondo Scevola, tale attività sarebbe stata d’intralcio, motivo per cui avrebbe voluto tutta la concessione dell’area. È lo stesso Scevola a dire al burattinaio che “lì comandava lui”, alludendo ai rapporti con Marano e il clan Licciardi, minacciando ritorsione e pressando la vittima affinché accettasse lo spostamento in Piazza Garibaldi. Al contempo, a interessarsi della vicenda, ci sarebbe stato Gavino De Gregorio il quale, nel maggio 2024, avrebbe fatto pressioni all’assessore alle attività produttive Gianluca Corradini affinché contattasse il burattinaio e gli proponesse la diversa sistemazione. E non è finita. De Gregorio quando comparirà davanti il Gip (probabilmente per rogatoria a Latina) dovrà respingere un’altra pesantissima accusa, quella di un’altra estorsione mafiosa compiuta insieme ad Eduardo Marano. Entrambi avrebbero avvicinato un imprenditore al quale Marano avrebbe erogato un prestito usuraio. La vittima – secondo le indagini dei Carabinieri – sarebbe stata aggredita con un pugno da Marano nell’atrio del palazzo dove De Gregorio ha la sua agenzia assicurativa. E le frasi minatorie dette nel marzo 2023, alla vigilia del voto amministrativo, da Marano sarebbero state davvero tali da far correre a chiunque un brivido lungo la schiena: “La mia famiglia è grande”, aggiungendo “ha detto Patrizia che non ti devo picchiare, non ti devo toccare”. Le altre minacce sarebbero state recapitate da De Gregorio per conto di Marano: la vittima sarebbe stato impaurita con la possibilità che l’affiliato al clan Licciardi lo avrebbe accoltellato. L’unica soluzione, prospettata da De Gregorio alla vittima, era quella di andarsene da Terracina…

LE REAZIONI DELLA POLITICA

Che il clima in città si è fatto pesante lo si evince da una richiesta formalizzata da quasi tutte le minoranze: il sindaco Giannetti venga in consiglio comunale e chiarisca i fatti di cui è a conoscenza. Lo hanno sostenuto in un documento congiunto i consiglieri di minoranza Gabriele Subiaco di Europa Verde, Pierpaolo Chiumera e Daniele Cervelloni del Partito Democratico e i consiglieri di Progetto Terracina Alessandro di Tommaso, Barbara Cerilli e Giuseppe Masci. A loro dire la situazione che si sta delineando a Terracina a seguito dell’imponente indagine, firmata dalla Direzione Distrettuale Antimafia “è grave e allarmante. Le notizie emerse dall’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, che ipotizzano un rapporto tra politica e ambienti della criminalità organizzata, non possono essere archiviate con dichiarazioni generiche o con un silenzio istituzionale – il riferimento è andato alle scarne dichiarazioni rilasciate dal sindaco Giannetti subito dopo gli arresti- che rischia di aggravare ulteriormente il clima di sfiducia dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni”. E non è un caso che i consiglieri di Europa Verde, del Pd e di Progetto Terracina censurano platealmente il tenore delle dichiarazioni di Giannetti che, “improntate ad un garantismo formale ma prive di una reale consapevolezza politica della gravità della situazione, ci lasciano davvero esterrefatti. Forse non si coglie – o non si vuole cogliere – fino in fondo la portata di quanto accaduto: qui non è in discussione soltanto la posizione giudiziaria di singoli soggetti che dovranno rispondere delle loro condotte, ma la credibilità delle istituzioni comunali e della politica nel suo complesso”. Le minoranze si dichiarano preoccupate e definiscono “serio” il loro allarme “se si considera che la città di Terracina è chiamata, oggi, ad assumere decisioni strategiche e delicatissime, dossier “pesantissimi” che riguardano l’appalto rifiuti da 100 milioni di euro, l’assegnazione delle concessioni balneari in ottemperanza alla direttiva Bolkestein, il riassetto urbanistico della città a seguito della revisione della legge regionale 7/2017, la gestione dei servizi cimiteriali, il riordino delle occupazioni di suolo pubblico”.

Insomma si tratta di “scelte decisive che muovono ingentissimi interessi economici, incidono profondamente sul futuro della città e che, proprio per questo, devono essere sottratte a qualsiasi sospetto di condizionamento, influenza o opacità. In un momento così delicato, l’amministrazione Giannetti – rincarano la dose gli esponenti di Europa Verde, del Pd e di Progetto Terracina – appare incapace di seguire una linea chiara, lasciando emergere troppe zone d’ombra che rischiano di sovrapporsi pericolosamente al quadro delineato dall’inchiesta in corso, nella quale – secondo le ipotesi investigative – emerge un pericolosissimo punto di contatto tra politica e sistema camorristico attraverso i soggetti oggi indagati”. Da qui la richiesta – come detto- inoltrata al sindaco a venire “immediatamente in Consiglio Comunale a riferire alla città, chiarendo pubblicamente l’estraneità sua, dell’intera Giunta e degli uffici comunali rispetto a qualsiasi ipotesi di coinvolgimento, diretto o indiretto, in pratiche di scambio politico-mafioso emerse dall’indagine e finalizzate all’ottenimento di utilità estranee all’interesse pubblico. Il Sindaco deve convincere la città della propria estraneità e di quella della sua amministrazione. In caso contrario, le dimissioni diventano un atto politico necessario e dovuto. Alla politica non è consentito il silenzio. Alla politica non è consentito essere ambigua e la politica deve essere trasparente, chiara, senza alcuna zona d’ombra.”

Le minoranze si dicono pronte, infine, “in assenza di risposte chiare, puntuali e immediate”, a ricorrere alle autorità sovracomunali competenti per fare piena luce sulle vicende amministrative della città, nel rispetto sia della legalità sia della trasparenza e dell’onorabilità delle istituzioni cittadine”. Stesso tono anche se sono state diverse le parole pronunciate da Gaia Pernarella (Sinistra Italiana): “Minimizzare, negare e scollegare i rapporti tra politica e interessi economici non proprio limpidi é lo sport più praticato nel Comune di Terracina. Oggi assistiamo all’ennesimo tentativo di far luce su patrimoni illeciti, collusioni imprenditoriali e voti. Speriamo, che al netto dell’evolversi delle vicende giudiziarie, ci sia almeno una presa di coscienza forte da parte della città e di chi continua a non voler affermare collusioni e pantani che relegano la nostra comunità alla miseria a cui siamo condannati da anni”. Il sindaco Giannetti dopo il suo blando commento di mercoledì è dovuto intervenire è stato costretto a tornare sui suoi passi. L’ha fatto dopo aver letto i giornali e soprattutto la chilometrica ordinanza del Gip del Tribunale di Roma. “Le notizie di stampa che stanno emergendo in merito all’operazione dei Carabinieri che ha riguardato anche Terracina stanno delineando una situazione molto delicata per tutto il territorio dalla quale prendo con decisione le distanze. Sono certo dell’immediata disponibilità da parte del Consigliere De Gregorio a fare un passo indietro come atto di rispetto verso gli elettori, verso la Città e verso sé stesso. L’auspicio è che possa poi chiarire la sua posizione nelle sedi opportune.”. Insomma Giannetti ha scaricato uno dei tre consiglieri eletti nella sua lista civica e, confermando “la massima fiducia nell’operato della magistratura e delle Forze dell’ordine, baluardo e garanzia di legalità”, ha ribadito “nuovamente la mia e la nostra massima attenzione sulla correttezza e sulla trasparenza dell’operato dell’Amministrazione Comunale”.