Estorsione sui terreni: il Riesame concede i domiciliari a Corvino, carcere per Ivanhoe Schiavone

FORMIA – Due decisioni, due destini opposti. Il Tribunale del Riesame di Napoli ha disposto gli arresti domiciliari per Pasquale Corvino, imprenditore di Formia, mentre ha confermato la custodia cautelare in carcere per Ivanhoe Schiavone, figlio di Francesco Schiavone, detto Sandokan, storico boss del clan dei Casalesi.

L’inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta, ruota attorno a un tesoro di famiglia che Sandokan avrebbe tentato di recuperare: 13 ettari di terreni agricoli a Selvalonga, frazione di Grazzanise, del valore di circa mezzo milione di euro, situati a pochi passi dall’aeroporto militare, nell’area dove è atteso il futuro hub commerciale.

Il sequestro dei terreni e la battaglia legale

Tre settimane fa, il Tribunale di Napoli aveva disposto il sequestro preventivo dei terreni, ritenuti al centro di un presunto giro di autoriciclaggio ed estorsione. Giovedì prossimo, sempre il Riesame, sarà chiamato a decidere sulla richiesta di revoca dei sigilli avanzata dall’avvocato Giuseppe Stellato, legale degli attuali proprietari, la famiglia Natale.

Questi terreni confinano con altre storiche proprietà della famiglia Schiavone, quasi tutte ormai confiscate e passate allo Stato. Negli anni ’90, Sandokan li acquistò, ma per eludere i sequestri li lasciò formalmente intestati a Romolo Corvino, padre di Pasquale, originario di Casal di Principe ma da tempo residente a Formia.

Dal clan alle manovre di Ivanhoe

Dopo l’ondata di arresti e confische che ha falcidiato il clan, nel 2021 Ivanhoe Schiavone, unico figlio libero di Sandokan tra quelli non entrati nel programma di protezione (a differenza del fratello Nicola, oggi collaboratore di giustizia), avrebbe deciso di monetizzare quei terreni.

Secondo la DDA, con la complicità di Pasquale Corvino, avrebbe prima costretto gli affittuari a smettere di coltivarli e a rinunciare al diritto di prelazione. Successivamente, una parte dei terreni fu concessa in affitto a due soggetti diversi: l’Aurora Società Agricola di Enrico Maria Natale, attuale assessore comunale di Casal di Principe, e a Marco Natale, cugino di Enrico.

Pochi mesi dopo, nel marzo 2021, i terreni furono venduti alla società San Luca di Camillo Natale, amministrata fino al 2022 dallo stesso Camillo e poi dall’avvocato Mario Natale, che ne cambiò la denominazione societaria e coinvolse come soci i suoi figli Enrico Maria e Gianluca. La società pagò 315mila euro a Pasquale Corvino, ritenuto dagli inquirenti il prestanome di Ivanhoe Schiavone. Parte di quei soldi sarebbe poi stata destinata al figlio di Sandokan.

La posizione della famiglia Natale

La famiglia Natale, pur essendo proprietaria attuale dei terreni, non è indagata e va considerata estranea alle accuse. Tuttavia, il nome di Mario Natale non è nuovo agli inquirenti: già nel 2008 era finito in una maxi-inchiesta della DDA di Napoli contro il clan Schiavone, nella quale era accusato di associazione mafiosa e altri reati. L’avvocato riuscì a dimostrare la propria estraneità ai fatti, ottenendo l’assoluzione.

Figura nota nel casertano, Mario Natale è stato anche imprenditore nel settore agricolo e in passato dirigente sportivo dell’Albanova Calcio. Oggi, il suo nome è tornato agli atti grazie alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, primogenito di Sandokan, e dalla madre Giuseppina Nappa, ex moglie del boss, i quali lo avrebbero definito “un uomo di fiducia” di Francesco Schiavone. Dichiarazioni che, tuttavia, dovranno essere verificate e riscontrate dagli investigatori.

La strategia di Sandokan dal carcere

Secondo quanto ricostruito, la decisione di vendere i terreni a Selvalonga sarebbe stata presa con il consenso dello stesso Sandokan. Il boss, detenuto al 41 bis, ne avrebbe discusso con il fratello Antonio in un colloquio in carcere, mostrando di conoscere i dettagli della proprietà e indicando la famiglia Natale come potenziale acquirente.

Questo elemento si inserisce in una strategia più ampia attribuita a Sandokan: quella di recuperare, tramite prestanome, le aree comprate negli anni ’90 e sottratte al clan dalle confische.

Il futuro dell’inchiesta

Mentre Corvino lascia il carcere per i domiciliari, gli avvocati Massimiliano Raviele e Marco Schiavone, che lo assistono, parlano di “primo importante risultato” e ribadiscono “piena fiducia nella magistratura”. Per Ivanhoe Schiavone, invece, il Riesame ha confermato il carcere, accogliendo la linea della DDA. Giovedì sarà il giorno decisivo per la sorte dei terreni: la decisione del Riesame sul sequestro potrebbe incidere sugli sviluppi dell’indagine e chiarire se l’ombra di Sandokan su Selvalonga resterà un sospetto investigativo o se si trasformerà in una prova giudiziaria.