SANTI COSMA E DAMIANO – Oltre mille persone, fiaccole in mano, ieri sera si sono ritrovate alle 19.30 in via Randaccio davanti alla caserma dei Carabinieri di Santi Cosma e Damiano. Alle 20 il corteo è partito in silenzio e ha attraversato il paese fino al Santuario dei Santi Cosma e Damiano, una scia di luce e passi lenti per ricordare Paolo Mendico e per dire con forza “mai più bullismo”.
A guidare l’apertura del serpentone lo striscione del Comune; poche altre scritte, per scelta. L’unico messaggio esplicito lungo il percorso è stato un lenzuolo bianco con “Buon viaggio, Paolo” e un cuore, firmato dalla neonata Fondazione “Memupe”: il nome del gruppo che il ragazzo sognava di creare e che i familiari hanno deciso di far vivere davvero per sostenere i coetanei più fragili. Dalle traverse famiglie con bambini si univano al corteo; il silenzio era rotto soltanto dal fruscio delle candele.
In testa i familiari, subito dietro i sindaci del territorio con il presidente della Provincia di Latina, Gerardo Stefanelli, consiglieri e amministratori. Presenti docenti e numerosi studenti dell’ITIS “Pacinotti”. «Con questa fiaccolata chiediamo giustizia per Paolo e per tutte le vittime del silenzio», si leggeva sul volantino distribuito lungo il cammino, con l’appello a interventi concreti contro il bullismo.
Il corteo si è fermato davanti alla casa della famiglia, a due passi dal Santuario. Dal balcone pendeva uno striscione inequivocabile: “Stop Bullismo”. Nessun discorso, solo un minuto di raccoglimento prima di riprendere il cammino verso il sagrato. Qui la fiaccolata si è raccolta per un breve momento di preghiera.
Alle 20.45, in piazza Rossi, l’arcivescovo di Gaeta, monsignor Luigi Vari, affiancato da don Fabio Gallozzi, ha dato voce al sentimento di una comunità ferita: «La vita è preziosa, la vita dei ragazzi è preziosa, la vita di Paolo è preziosa. Siamo vicini ai genitori e ai giovani: in queste vicende non sono tutti colpevoli; a loro chiediamo di imparare a parlare in modo costruttivo». Poi l’invito a custodire la responsabilità delle parole: «Le parole possono distruggere o costruire legami. Non siano pietre, ma ponti». E ancora: «Facciamo come ha chiesto lui, riserviamogli un posto in prima fila».
Prima della preghiera finale è stata annunciata la messa dell’ottavario, questa mattina alle 11.30. Il corteo si è sciolto con la recita dell’Ave Maria e un lungo applauso rimbalzato sulle mura del Santuario. Una “Via Crucis laica” che ha attraversato strade e coscienze, lasciando al buio il compito di custodire i silenzi e le promesse di una comunità che chiede giustizia e impegno, a partire dalla scuola.
«Giustizia per tutte le vittime del silenzio» non è rimasta solo una frase su un volantino: ieri sera è diventata un patto tra istituzioni, famiglie, docenti e studenti, perché la memoria di Paolo sia anche un argine contro il bullismo e un aiuto concreto a chi si sente solo.
PHOTOGALLERY
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.