FORMIA, Eccidio della Costarella a Trivio – Furono trucidati perché – secondo i loro assassini, una cinquantina di “SS” guidate dal famigerato e temutissimo tenente Kramer – avevano un solo difetto da pagare con la vita dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943: non erano più alleati ma vili traditori, per di più italiani. E’ stata anticipata a domenica 23 novembre la commovente cerimonia con cui la frazione collinare di Trivio a Formia ha reso omaggio alle vittime di quello è considerato un eccidio consumato con la stessa ferocia con cui avvennero le più note stragi alle fosse Ardeatine a Roma o a Sant’Anna di Stazzema, in Toscana. Complice la bella anche se fredda mattinata, l’oblio del tempo fortunatamente non è riuscito a lenire i sentimenti di commozione di un gruppo di anziani di Trivio che, mescolati ad una delegazione di bambini e ragazzi, domenica mattina ha ricordato le otto vittime del più grave eccidio nazista consumato in provincia di Latina durante la guerra di Liberazione. La strage avvenne il 26 novembre 1943, 82 anni fa, quando, durante un rastrellamento di inaudita ed ingiustificata violenza, furono uccisi otto civili inermi sulla collina della Costarella, alle spalle del centro abitato di Trivio. Sono stati il Comune, rappresentato dal sindaco Gianluca Taddeo ed il locale centro socio culturale guidato da Alberto D’Angiò e Luigi Saraniero a ricordare il sacrificio di Angelo Nocella, di 34 anni, di Luigi, di Giovanni, Francesco e Ersilio Filosa, rispettivamente di 30, 73, 38 e 18 anni, di Antonio Guglielmo, di 38 anni, di Salvatore Marciano di 37 anni e Alfredo Lagni che di anni ne aveva 35 anni. Una corona di alloro è stata deposta sul luogo dell’eccidio al termine di una messa di suffragio celebrata in precedenza presso la chiesa di S. Andrea.
Questa cerimonia ha riproposto una considerazione: Formia e, la frazione di Trivio, devono ancora attendere la realizzazione, promessa a più riprese, di un museo che sintetizzi cosa abbiano rappresentato la Resistenza e le fasi seguite all’armistizio dell’8 settembre per le comunità locali. Un fatto è certo: Formia 82 anni fa in questi giorni ha avuto la sua Marzabotto. Il sacrificio di Angelo, Luigi, Giovanni, Fancesco, Antonio, Salvatore e Alfredo Lagni e di Ersilio viene ogni anno rinvigorito dall’iniziativa organizzata dal centro socio culturale di Trivio ma è rimasta purtroppo isolata nel corso del tempo la decisione dell’amministrazione di centro sinistra dell’ex sindaco Sandro Bartolomeo di realizzare nella seconda metà degli anni novanta un memoriale nel luogo in cui è stata scritta, purtroppo col sangue, della pagine più dure della guerra di liberazione. La strage della Costarella era diventata un argomento di riflessione all’interno delle scuole di Trivio ma, unitamente alla mancata creazione di un museo sulla Resistenza, sono anni che la rievocazione si esaurisce esclusivamente con la deposizione di una corona d’alloro.
Eppure quanto avvenne 82 anni fa è stato davvero inauditamente grave: dall’8 settembre non erano trascorsi neppure tre mesi quando i tedeschi in ritirata cominciarono a minare i principali nodi di collegamento e i centri di telecomunicazione di Formia e del Golfo e gli alleati anglo-americani replicarono avviando i devastanti bombardamenti dal mare. L’armistizio firmato dal Maresciallo Pietro Badoglio risultò un pugno nello stomaco, duro ed insopportabile, da incassare per le truppe tedesche in ritirata. Un primo tragico campanello d’allarme suonò come premonitore nella vicina frazione di Maranola il 17 ottobre 1943. A distanza di poche ore, vennero fucilati all’alba due antifascisti come Antonio Ricca (la piazza, riqualificata nelle ultime settimane, della frazione più importante di Formia porta doverosamente il suo nome) e Aurelio Pampena. Anche nella più piccola Trivio, a poco meno di un chilometro, il timore degli uomini di essere rastrellati e mandati a lavorare al fronte, esposti a continui bombardamenti e mitragliamenti, era fondato. Contro le continue azioni di sabotaggio in segno di rappresaglia la mattina del 26 novembre 1943, più di cinquanta “SS”, agli ordini del tenente Kramer, bloccarono preventivamente le vie d’accesso e circondarono i borghi collinari di Castellonorato, Maranola e Trivio. A Trivio andarono oltre. Fecero irruzione nelle case dei “triulesi” rastrellando tutti gli uomini presenti, compresi i vecchi e gli inabili. Le persone anziane ancora viventi, che sono purtroppo sempre di meno, ricordano silenzio, pianto e, soprattutto, tanta disperazione. Pochi furono gli uomini, alle prime avvisaglie belliche dei “Panzer”, a fuggire, a dileguarsi sulla sovrastante collina della Costarella, ai piedi del Redentore. I fuggitivi non trovarono scampo alla ferocia nazista che, ormai fuori controllo, li catturarono e fucilarono barbaramente.
Le otto vittime quel giorno furono lasciate a terra fino a tarda sera, malgrado il pianto disperato e le implorazioni dei familiari. I tedeschi, incuranti e insensibili di quanto avvenuto e da loro provocato, continuarono quel massiccio rastrellamento nel ‘cuore’ di Trivio: radunarono tutti gli uomini, circa 400, nella piazza del paese, quella intitolata appunto a S. Andrea, e davanti al cimitero di Maranola, in località “Muntagnano”, li caricarono sulle camionette colme di soldati armati fino ai denti che, incolonnate con una precisione decisamente teutonica, erano dirette alla volta di Formia. Tra gli arbusti e cespugli di “stramma” erano invece rimasti, straziati, i corpi di Angelo, Luigi, Giovanni, Francesco, Antonio, Salvatore e Alfredo Lagni e Ersilio. Era, quest’ultimo, il più piccolo di tutti: aveva appena compiuto 18 anni. I giovani fanatici soldati tedeschi gli voltarono le spalle ripetendo con cinica e malvagia ossessione: “Tutti kaputt !”.
Se la strage della Costarella non ha avuto – va ricordato a 82 anni esatti di distanza – una natura bellica ma è stato il massacro di un gruppo di persone, inermi, per di più giovani, che hanno avuto la colpa di rappresentare la comunità di Trivio e, in particolare, di Formia, la commemorazione di domenica scorsa deve fare uno sforzo a non rivelarsi un ripetitivo e sterile momento rievocativo. Sia di stimolo perché il comune si adoperi concretamente perché quello di Trivio venga annoverato tra i più cruenti eccidi nazisti consumati in Italia dopo l’8 settembre, magari istituzionalizzando- cosa non ancora avvenuta sinora – la data del 26 novembre. Può diventare un momento di riflessione per l’intera comunità cittadina contro le devastazioni, umane e materiale, della guerra. Quella in corso alle porte di un’Europa nata anche grazie al sacrificio di otto innocenti “triulesi”
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