TERRACINA – Aveva solo 31 anni Mara Severin, eppure per molti era già un punto di riferimento nel mondo della ristorazione d’eccellenza. A chi la conosceva, non bastano le parole per descriverla: non era soltanto una sommelier preparata, ma una presenza luminosa, discreta e costante, capace di rendere ogni cena al ristorante Essenza un’esperienza da ricordare.
Originaria di Sabaudia, Mara aveva iniziato il suo percorso dieci anni fa proprio nella cucina guidata dallo chef Simone Nardoni, con cui aveva costruito un rapporto umano e professionale raro. Dalla prima prova nel locale fino alla gestione della cantina – una delle più fornite della provincia di Latina, con oltre 850 etichette – Mara era cresciuta, bottiglia dopo bottiglia, trasformando la sua curiosità in competenza, il suo amore per il vino in mestiere.
Era una professionista attenta, con una memoria enciclopedica e un garbo che non passava inosservato. Conosceva i gusti dei clienti abituali, si muoveva tra i tavoli con passo leggero e parole misurate. Era capace di raccontare un vitigno come si racconta una storia: con passione, rispetto e semplicità. Lo dimostrano anche i post condivisi sul suo profilo Instagram, dove traspariva tutto l’entusiasmo per un lavoro che amava profondamente: «Un percorso lungo, fatto di tanti momenti, pieno di emozioni», scriveva solo pochi mesi fa, ricordando il suo primo giorno da sommelier.
Nei giorni precedenti alla tragedia, era tornata da un viaggio in Francia, tra vigne di Borgogna e produttori di Champagne. Studiava, osservava, assaggiava. Sempre con lo stesso desiderio di migliorare, conoscere, crescere.
Nel ristorante Essenza era molto più che una dipendente. Era parte dell’identità del locale. Non a caso, tra i primi messaggi comparsi dopo il crollo, molti ricordano il suo sorriso, la sua grazia, il suo tocco silenzioso e professionale. Era al lavoro anche lunedì sera, nel suo posto, come sempre. Poi il crollo improvviso del solaio, la corsa in ospedale, e la notizia che nessuno avrebbe voluto ricevere.
Il vuoto lasciato da Mara Severin è enorme, per chi lavorava con lei, per chi si sedeva ai suoi tavoli, per chi condivideva la sua passione. A Sabaudia, sua città natale, e a Terracina, dove aveva costruito il suo futuro, sono tanti a piangere la scomparsa di una giovane donna che aveva ancora molto da offrire.
Chi l’ha conosciuta non potrà che ricordarla così: con quel sorriso gentile e quella voce pacata con cui, calice alla mano, sapeva raccontare la bellezza nascosta in ogni bottiglia. Una bellezza che oggi ha il sapore triste di un sogno interrotto.