EDITORIALE – Un parcheggio. Uno spazio delimitato da strisce bianche, un luogo che dovrebbe essere neutro e privo di emozioni. E invece, lunedì sera, a Gaeta, è diventato il teatro di un dramma che ha tolto la vita a Franco Perlino, 82 anni, pensionato romano in vacanza nella città che amava.
Quella che doveva essere una discussione banale si è trasformata in un’aggressione. Un pugno al finestrino, un alterco, una spinta. Poi la caduta, l’asfalto, il trauma cranico, l’agonia e infine la morte. La cronaca riporta i fatti con la freddezza della ricostruzione giudiziaria, ma dietro questa sequenza c’è qualcosa di più profondo e inquietante: la crescente incapacità di contenere la rabbia, di accettare la frustrazione, di dare priorità alla vita umana rispetto all’orgoglio ferito.
Non è un episodio isolato. Ogni giorno in Italia assistiamo a liti stradali che degenerano, a discussioni per questioni minime che diventano esplosioni di violenza. Viviamo in un tempo in cui la pazienza è una virtù rara e il senso del limite sembra scomparso. È come se la strada, il traffico, i parcheggi fossero un campo di battaglia in cui l’altro è sempre un nemico da sopraffare.
Ma una società che perde il senso della misura perde anche se stessa. Negli ultimi anni sembriamo diventati più aggressivi, meno disposti all’ascolto, pronti a interpretare ogni piccolo torto come un affronto personale da vendicare subito. È come se fossimo costantemente in allerta, pronti a difendere il nostro spazio – fisico o simbolico – anche a costo di travolgere chi ci sta davanti.
L’empatia, quella capacità di riconoscere nell’altro un essere umano con fragilità e bisogni come i nostri, è sempre più rara. Prevale invece un individualismo esasperato, che trasforma perfino un parcheggio in un campo di battaglia. E quando il rispetto reciproco cede il passo all’ego e alla rabbia, la convivenza civile si sgretola.
Il Comune di Gaeta ha annunciato che si costituirà parte civile: un segnale importante, ma non sufficiente. Questa tragedia dovrebbe essere un campanello d’allarme per tutti: senza educazione alla calma, alla gestione delle emozioni e alla comprensione dell’altro, continueremo a vivere in una società fragile, dove basta una scintilla – o un posto auto – per spegnere una vita.