Cassino / Cinque anni dalla scomparsa di Donato Formisano, il presidente che ha modellato la Bpc come una famiglia radicata sul territorio

CASSINO – Sono trascorsi cinque anni dalla scomparsa del presidente della Banca Popolare del Cassinate, Donato Formisano. Era il 27 dicembre del 2020. Un anno difficile, segnato dalle restrizioni e dalla pandemia, ma nel quale il “presidente”, sino all’ultimo, aveva continuato a guidare la Bpc con lucidità, concretezza e con quella passione, quel calore che lo hanno sempre contraddistinto. La Bpc è stata la sua seconda famiglia, che ha curato e guidato con amore e dedizione. Col suo carisma ha segnato la storia della Banca Popolare del Cassinate fin dalla sua fondazione e ancor di più nel 1986,
anno in cui è diventato Presidente, dopo aver ricoperto la carica di Presidente del Collegio Sindacale e Vice Presidente del Consiglio di amministrazione.

Donato Formisano, Presidente della Banca Popolare del Cassinate dal 1986 al 2020

Quello del presidente Formisano è stato un carattere forte, sempre allegro e ottimista, capace di leggere persone e situazioni con sapienza, dotato di una grande intuizione e di una straordinaria lungimiranza. Era capace di immaginare il futuro ma, soprattutto, era capace di costruirlo, con pazienza e tenacia, con prudenza e, al tempo stesso, con audacia. Formisano, alla stessa stregua del figlio Vincenzo (ora alla testa di uno degli istituti di credito popolari più importanti d’Italia), sapeva parlare con tutti, riservando a tutti la stessa attenzione, ricordando ogni particolare e sapendo sempre valorizzare i punti di forza dei suoi interlocutori. Lavoratore instancabile, ha sempre creduto che l’impegno dovesse essere riconosciuto e premiato. In tutta la sua vita non si è mai risparmiato, ha sempre lavorato con generosità e impegno. O, forse, non ha mai “lavorato”: perché il suo “lavoro” era talmente radicato in lui, che era diventato tutt’uno con la sua vita e lui era diventato tutt’uno con la sua amatissima banca. Credeva talmente tanto nel progetto e nell’identità della Banca Popolare (per lui non c’era nessun bisogno di specificare “del Cassinate”, perché per lui “la” banca, “la” popolare poteva essere soltanto una) che non era più possibile distinguere tra vita privata e vita professionale. E lavoro e vita erano un’unica cosa. Era “il” presidente, una persona a cui non si poteva non voler bene e che era stimato da tutti, anche dai “competitor”. Si era costruito da solo, con un impegno quotidiano e instancabile, e la sua amplissima rete di relazioni era la sua forza: tutti lo conoscevano, tutti avevano condiviso qualcosa con lui, tutti lo guardavano con simpatia.

Donato Formisano coglieva ogni occasione per scambiare due parole con le persone che incontrava. Non aveva mai voluto installare negli uffici le macchinette del caffè, perché pensava che la pausa caffè al bar fosse un’opportunità preziosa per intessere rapporti personali. Partecipava con entusiasmo agli eventi, amava la musica, il canto, soprattutto la canzone napoletana e sapeva apprezzare la bellezza e anche le piccole gioie della vita. Innamorato della sua città, Cassino, era legatissimo alla moglie, orgogliosissimo dei figli, considerava sacra la sua famiglia ed era al di sopra di ogni altra cosa. Sabato 27 dicembre, a cinque anni di distanza, la sua presenza è ancora forte e solida. I suoi insegnamenti, il suo esempio, sono punti di riferimento attuali e preziosi, che la banca custodisce con gratitudine e con la consapevolezza che, pur nell’evoluzione del mondo e della tecnologia, pur nei tanti cambiamenti che viviamo ogni giorno dal punto di vista economico e sociale, la chiave del successo delle piccole banche
continua a risiedere in pochi elementi che fanno la differenza: il radicamento sul territorio e la capacità di custodire e valorizzare relazioni personali e l’appartenenza ad una comunità. Una messa di suffragio è stata celebrata sabato sera presso la Chiesa di S. Antonio a Cassino.