LATINA – Non mancavano le polemiche sulla ricapitalizzazione di Acqualatina per un importo di 30 milioni di euro che si è aggiunta nelle ultime ore una velenosa levata di scudi di un gruppo di associazioni di consumatori che gravitano attorno alla principale azienda, pubblico-privata, della provincia di Latina.
Assoconfam, Codacons, Codici e Fedicons chiamano in causa i sindaci dei comuni (quali soci di maggioranza) a verificare l’operato del socio di minoranza (“a cui competono le varie attività amministrative e gestionali) nell’occhio del ciclone in passato “per la discutibilissima scelta di affidare il recupero delle morosità a soggetti esterni con costi persino maggiori rispetto alle somme recuperate” e per la mancata verifica, a cominciare dal 2017, e mappatura delle dispersioni idriche nonostante gli investimenti approvati per la riduzione delle perdite di rete, le stesse “che, comunque, hanno comportato, anno dopo anno, rilevanti e crescenti aumenti delle tariffe idriche (quindi pagati dagli utenti con le loro bollette), per arrivare al 2025 dove la società continua a sostenere che la dispersione idrica supera il ancora 70 %”.
Ad Assoconfam, Codacons, Codicons e Fedicons appare “a dir poco singolare che si effettui un nuovo piano degli interventi (per il quale è stata giustificata la ricapitalizzazione dell’ente gestore su cui ha espresso le sue legittime perplessità il sindaco del principale socio di maggioranza, il comune di Latina) a distanza di 9 anni da quello precedentemente approvato, con pretese di investimento da parte del socio privato Italgas di 350 milioni di euro (ovvero di esborsi da parte dell’utenza), con una richiesta da prendere o lasciare, che, almeno all’apparenza, ha più il sapore di una minaccia o persino di un ricatto, soprattutto perché Acqualatina, ancora dopo un anno dalla nostra prima richiesta, più volte ribadita anche davanti al Garante Idrico Regionale, non ha fornito neppure uno straccio di risposta sui dati dai quali rileverebbe una dispersione anche di oltre il 70%, mentre, secondo quanto previsto dal management della società durante una Conferenza dei Sindaci svoltasi nel 2017, dovrebbe ormai essere stata ridotta a meno del 40%, grazie ad un adeguamento tariffario approvato di 150 milioni di euro spalmato in tariffa su 9 anni, quindi fino al 2026”.
I consumatori si chiedono se sia o meno “corretto che l’intero importo debba essere coperto solo dagli utenti, considerati un vero e proprio bancomat a disposizione di Acqualatina, senza che la Società metta quattrini suoi”. A gettare benzina sul fuoco sono state le dichiarazioni rilasciate dal dirigente dell’Egato 4, l’ingegner Umberto Bernola secondo il quale il suo organismo è chiamato a vigilare sulle attività del Gestore e riferirne non soltanto alla conferenza dei sindaci ma anche ad Arera, l’Autorità competente anche in materia di servizio idrico. Bernola era stato un fiume in piena quando ha affermato che…“le criticità di cassa denunciate da Acqualatina non possono essere risolte con un mero aumento delle tariffe, ma sono da attribuire a condotte poste in essere dal gestore, che sta applicando tra l’altro nuovi modelli organizzativi che non si dimostrano congrui per una gestione efficiente ed efficace di un servizio pubblico che deve mettere al primo posto l’interesse degli utenti”.
Queste parole – secondo Assoconfam Codacons Codici Fedicon – significano che Acqualatina vuol far pagare agli utenti gli errori gestionali che sta mettendo in atto e pertanto “meritano di essere prese in seria ed estrema considerazione da parte dei Sindaci chiamati ad approvare gli ingenti impegni economici richiesti, anzi è meglio dire “pretesi” da Acqualatina. I consumatori ora rivolgono ai sindaci dei comuni, quali soci maggioranza, chiedendo di verificare la legittimità di un quesito facile facile e, cioè, se ritengano “corretto che il gestore decida sulla destinazione dei fondi del Pnrr, sull’aumento di capitale, sugli interventi da realizzare”. I sindaci vengono definiti poco più che semplici spettatori “ma sono chiamati “ora ad assumere i rischi contabili e persino penali delle decisioni che approvano”.
Da qui l’appello ai rappresentanti dei comuni “a non approvare tutte le richieste del gestore, come è stato quasi sempre fatto fino ad ora. Gli utenti-bancomat non ne possono più di non essere tenuti in alcuna considerazione da parte di chi, invece, per il ruolo elettivo che ricopre, non sembrano rispettare, soprattutto perché si parla un bene pubblico così prezioso come l’acqua”. Assoconfam Codacons Codici Fedicon invitano, in conclusione le amministrazioni locali a “non piegarsi supinamente alle pretese del socio privato e diano prova di effettiva volontà di tutelare i diritti degli utenti, senza cedere alle minacciose pretese del socio privato (è subentrato al precedente meno di due anni fa), peraltro non supportate da concreti dati scientifici ed economici ma, a nostro avviso – frutto solo di informazioni non sorrette da alcuna concretezza. Perché, se fosse vero il contrario, dovrebbe essere presentata denuncia nei confronti di Veolia per aver tenuta nascosta la situazione che aveva gestito sino al momento del passaggio delle consegne ad Italgas”.