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Fiaccolata per Paolo Mendico: la città si stringe intorno alla famiglia, le indagini puntano sulle chat

SANTI COSMA E DAMIANO – «In questo momento di buio chiediamo una luce che non sia solo una candela, ma una responsabilità condivisa». Don Fabio Gallozzi, parroco di Santi Cosma e Damiano, apre così la fiaccolata di questa sera per Paolo Mendico, il quindicenne che l’11 settembre si è tolto la vita nella sua stanza. L’appuntamento è alle 19.45 nel piazzale antistante la caserma dei Carabinieri in via Radaccio; partenza alle 20, corteo silenzioso fino a piazza T. Rossi, dove è previsto un momento di preghiera e il saluto dell’arcivescovo Luigi Vari. «Il dramma di Paolo coinvolge tutta la nostra comunità — aggiunge don Fabio —. Vogliamo stringerci alla famiglia e offrire un segno pubblico di fede e di testimonianza. Chiediamo a tutti di trasformare il lutto in responsabilità: ascoltare, proteggere, non minimizzare». L’arcivescovo, che è già in contatto con i Mendico, porgerà di persona le condoglianze alla famiglia.

Intorno alla fiaccolata, il dolore si fa memoria domestica. La madre, Simonetta, ha condiviso sui social un video dell’ultimo compleanno: Paolo che ride, spegne le candeline, chiude gli occhi per il desiderio. «Guardo questo video e mi si spezza il cuore», scrive. «Le parole possono essere carezze, oppure pugni. Paolo ne ha ricevuti troppi». Poi l’appello: «Impariamo ad ascoltare. A capire. A fermarci. A proteggerli». E una promessa: «Il tuo sorriso è qui, con noi. Per sempre». Parole che rimandano all’altra faccia della vicenda: il peso delle parole sbagliate, in presenza e in chat, che possono scavare solchi nell’adolescenza.

Sul piano istituzionale, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, tiene un filo diretto: «Il bullismo va stroncato sempre e comunque. Difendere i più fragili è parte della missione della scuola», ha ribadito. Mentre proseguono le ispezioni ministeriali nelle scuole frequentate da Paolo (elementari–medie al “Guido Rossi”, superiori alla succursale del “Pacinotti”), il ministro sottolinea che le verifiche amministrative camminano in raccordo con l’indagine penale e che l’obiettivo è arrivare a conclusioni nel rispetto del segreto investigativo.

La fiaccolata nasce “dal basso” — a poche ore da un funerale che la famiglia ha percepito come troppo vuoto — e vuole dire insieme vicinanza e non indifferenza: una comunità che, pur ferita, prova a ritrovarsi e a guardare in faccia il tema del bullismo, compreso nella sua declinazione digitale. In paese, docenti e studenti stanno dedicando ore di confronto in classe su linguaggi, responsabilità tra pari, canali d’aiuto; il Comune ha attivato sportelli psicologici e, dopo episodi di tensione alla fermata del bus, ha rafforzato i presìdi laddove necessario.

Intanto, la macchina delle indagini procede su due binari. Da un lato, la Procura di Cassino ha aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione o aiuto al suicidio (art. 580 c.p.): i Carabinieri hanno ascoltato tutti i familiari — i due genitori, il fratello maggiore, le due sorelle — e hanno sequestrato telefonino e computer del ragazzo per le analisi forensi (cronologie, metadati, eventuali contenuti cancellati) utili a ricostruire la timeline tra le 22.30 del 10 settembre e le 5 del mattino seguente, quando Paolo ha deciso di togliersi la vita. In quella finestra si inserisce l’ultimo messaggio in chat — «Riservatemi un posto in prima fila» — che non lasciava presagire la tragedia: i tecnici lavorano per capire chi abbia scritto a chi, quali contenuti siano circolati e se ci siano state pressioni o umiliazioni a ridosso del gesto.

Dall’altro lato si muove la Procura per i Minorenni di Roma, con cui è attivo il coordinamento: secondo fonti investigative, sono stati individuati “elementi di interesse” nelle chat di 4–5 ragazzi che conoscevano Paolo; potrebbero essere convocati a breve per essere ascoltati, senza che ciò implichi allo stato un’iscrizione nel registro degli indagati. In parallelo è in calendario l’audizione di docenti e dirigenze scolastiche per un quadro completo su segnalazioni, protocolli attivati e tempi delle risposte.

Il caso ha acceso i riflettori sulla reputazione di Santi Cosma e Damiano e della succursale del “Pacinotti”. Il sindaco Franco Taddeo invita a non trasformare l’attenzione in gogna: «I ragazzi si sentono additati», ha detto annunciando supporto psicologico a scuola e ricordando i presìdi ai capolinea dei bus disposti nei mesi scorsi. Dalla dirigenza del “Pacinotti” arriva una linea simile: trasparenza sì, etichette no; la scuola rivendica un lavoro inclusivo (sportelli, interventi della Polizia su bullismo e cyberbullismo, sostegno) e l’apertura di spazi di parola nelle classi.

Resta il nodo più duro: capire cosa non ha funzionato. La famiglia racconta anni di segnalazioni, verbali e chat; le scuole rivendicano programmi e interventi. Sarà l’incrocio tra dati digitali, testimonianze e atti scolastici a delineare i fatti, mentre il dibattito pubblico — talvolta acceso, talvolta incontrollato — corre sui social: persino il post di uno scrittore locale che denuncia frasi irriguardose sentite in strada è diventato virale, specchio di una rabbia che chiede fermezza senza scivolare nel processo sommario.

Stasera, però, la città sceglie la mitezza di una luce in fila. «Non è solo memoria — ripete don Fabio —, è l’impegno a prenderci cura dei nostri ragazzi, uno per uno». La fiaccolata finirà in piazza; il lavoro più difficile ricomincia domattina, tra aule e uffici, perché il nome di Paolo non sia solo un dolore, ma una svolta.