SANTI COSMA E DAMIANO – A più di tre mesi dalla morte di Paolo Mendico, il 14enne che si è tolto la vita l’11 settembre 2025 a Santi Cosma e Damiano, la vicenda torna al centro dell’attenzione dopo la chiusura dell’ispezione disposta dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. Nelle conclusioni, rilanciate in queste ore da più testate nazionali, gli ispettori scrivono che “si poteva e si doveva fare di più”: una frase che, letta insieme al resto del documento, suona come un atto d’accusa verso la gestione di una classe descritta come “difficile” e segnata da condotte aggressive.
“Meccanismo difensivo” e verbali dei consigli di classe: la frattura tra carte e audizioni
Secondo quanto ricostruito dalle fonti che hanno anticipato la relazione, durante l’accertamento sarebbe emersa una distanza netta tra quanto riferito da parte del personale scolastico e quanto invece risulterebbe nei verbali dei consigli di classe, ritenuti dagli ispettori più attendibili per descrivere “le dinamiche della classe”. Nel documento si parla di un “meccanismo difensivo” innescato nelle audizioni, e di una carenza: non ci sarebbe traccia di una valutazione approfondita degli episodi, a prescindere dalla loro “qualificazione giuridica”, nonostante comportamenti definiti “quasi aggressivi”.
Un passaggio considerato cruciale riguarda anche la tempistica: i problemi disciplinari, stando alle anticipazioni, non sarebbero esplosi all’improvviso, ma sarebbero emersi già dal 18 dicembre 2024, per poi aggravarsi verso la fine dell’anno scolastico. Un dato che, nella lettura ministeriale, rende ancora più pesante la domanda: perché non si è arrivati a una presa in carico più strutturata?
Protocollo antibullismo e “dovere di vigilanza”: cosa contestano gli ispettori
Nella relazione viene richiamata la necessità di attivare un protocollo antibullismo in presenza di segnali ripetuti e di clima deteriorato in classe. Il punto non è solo stabilire “etichette” (bullismo sì/bullismo no), ma verificare se la scuola abbia garantito quel rigoroso dovere di vigilanza che le compete. Anche laddove — si legge nelle ricostruzioni — non si ritenga pienamente “configurato” il bullismo per mancanza di ripetitività, resterebbe comunque l’obbligo di intervenire in modo tempestivo e tracciabile su comportamenti aggressivi e su un contesto percepito come ostile.
Tre procedimenti disciplinari richiesti: dirigente, vice e responsabile di succursale
Sul piano amministrativo, gli ispettori avrebbero chiesto tre procedimenti disciplinari: uno a carico della dirigente scolastica, uno per la vicedirigente e uno per la responsabile della succursale, per presunte “condotte omissive”. L’Ufficio scolastico regionale del Lazio, secondo quanto riportato, avrebbe risposto che la procedura è ancora in corso.
Nelle settimane scorse, intorno al caso, si erano già registrate reazioni e tensioni anche nel mondo della scuola. A novembre, ad esempio, la Gilda Insegnanti di Latina era intervenuta pubblicamente sul tema dei procedimenti disciplinari, chiedendo più tutela e fiducia nei confronti del corpo docente (in un quadro che, però, oggi viene aggiornato e irrigidito dalle conclusioni ispettive).
Le inchieste: due binari giudiziari aperti
Parallelamente, restano aperti i fronti giudiziari. Da un lato la Procura per i minorenni che, secondo le ricostruzioni giornalistiche di settembre, valuta responsabilità e ascolti nell’ambito dell’ipotesi di istigazione al suicidio a carico di alcuni compagni di classe; dall’altro un fascicolo a Cassino che procede contro ignoti.