Virus West Nile: Latina diventa il caso zero d’Europa

EDITORIALE – C’è un dato che, più di tutti, dovrebbe scuoterci: la provincia di Latina è oggi il territorio europeo con il maggior numero di casi di West Nile. Quarantatré contagi in una sola settimana. Un primato che nessuno avrebbe voluto rivendicare, e che invece ci costringe a fare i conti con una realtà che non possiamo più liquidare come una “stagione sfortunata” o un’emergenza passeggera.

Il virus del Nilo occidentale non è un fulmine a ciel sereno. È il sintomo di un contesto ambientale, climatico e organizzativo che da anni sottovalutiamo. Ogni estate ci ritroviamo a rincorrere l’ennesima disinfestazione, il bollettino dei contagi, la paura che serpeggia soprattutto tra gli anziani e le famiglie. Ma ancora non abbiamo compreso che questa non è solo una questione di salute pubblica: è una questione di sistema.

Il quadro che emerge è inquietante anche a livello europeo. Le mappe dell’ECDC ci mettono al centro di una crisi che non riguarda solo il Lazio o l’Italia, ma l’intero continente. Non è un caso che la stessa Unione Europea stia monitorando con crescente attenzione la nostra provincia: Latina è diventata un laboratorio, suo malgrado, di ciò che accade quando ambiente, urbanizzazione e cambiamenti climatici si intrecciano senza una regia lungimirante.

Certo, le istituzioni locali si stanno muovendo: disinfestazioni straordinarie, campagne informative, monitoraggi su uomini e animali, come dimostra anche il caso dei cavalli colpiti dal virus. E la sanità, con il test NAT per le donazioni di sangue, sta facendo la sua parte per evitare il panico e garantire la sicurezza. Ma non basta. Non basta più.

Serve un cambio di passo culturale. Serve che cittadini e amministratori comprendano che la lotta al West Nile non si vince solo con un’ordinanza o con una squadra di disinfestazione. Si vince svuotando regolarmente i sottovasi, curando il verde, eliminando le micro-aree di ristagno d’acqua. Si vince pretendendo piani di prevenzione stabili, non interventi emergenziali.

Forse questa epidemia è anche un’occasione, se avremo il coraggio di leggerla così. Perché il virus ci sta mettendo davanti a uno specchio: ci mostra l’impatto concreto dei cambiamenti climatici, l’importanza di un sistema sanitario reattivo, ma anche il ruolo decisivo – e non negoziabile – della responsabilità individuale.

Latina è oggi una notizia europea. Ma la domanda che dobbiamo porci non è solo “come ne usciamo quest’estate”. La domanda vera è: vogliamo continuare a rincorrere le emergenze o iniziare, finalmente, a prevenirle?