Acqualatina / Aumento di capitale sociale, i consumatori favorevoli ad un approfondimento

Hanno fatto bene i sindaci dell’Ato 4 a temporeggiare per approfondire le richieste del management di Acqualatina circa la richiesta di aumento del capitale sociale da 26 a 56 milioni di euro. Si tratta di una richiesta che, dopo 23 anni di gestione del sistema idrico integrato assegnato alla società a partecipazione mista pubblico/privato ed a soli 7 anni dal termine dell’incarico assunto nel 2002, appare “davvero a dir poco singolare ma anche preoccupante”. A dirlo con un pizzico di legittima soddisfazioni sono le associazioni dei consumatori Assoconfam, Codacons, Codici e Fedicons dopo che i rappresentanti dei territori avevano chiesto di revocare l’assemblea indetta per il 17 e, in subordine, il 19 settembre.

Mercoledì i sindaci nel corso di un’assemblea avevano detto no all’aumento del capitale da 30 milioni definendo questo importo “spaventoso” per qualsiasi cassa degli indebitati comuni dell’Ato4. Se i sindaci di area Pd hanno definito l’eventuale aumento l’anticamera per la messa in liquidazione di Acqualatina, quelli di centro destra guidati dal comune di Latina hanno proposto la revoca dell’assemblea del17 settembre e l’apertura di un tavolo di confronto tra management di Acqualatina e sindaci per addivenire a una soluzione condivisa.

Il presidente della Provincia e dell’Egato 4, Gerardo Stefanelli ha definito “suggestiva” la proposta di arrivare a un aumento di capitale dimezzato: poco più di 15 milioni. Si concretizzerebbe una sorta di transazione dal momento che gli stessi comuni sono creditori per un importo di 8 milioni di euro rispetto ad Acqualatin derivanti dalla cessione delle condotte ad Acqualatina, mai finiti di pagare dalla società pubblico-privata che, in caso di fallimento, non riuscirebbe a riconoscere agli enti locali. Gli stessi comuni hanno stigmatizzato la latitanza del nuovo socio privato, Italgas, nei rapporti con i soci di maggioranza.

La decisione di aprire un tavolo di confronto e sottoposta all’attenzione del nuovo amministratore delegato per chiedere di revocare il maxi aumento e predisporre il tavolo di confronto è stata accolta – come detto – dai consumatori che definiscono, tuttavia, “singolare” la richiesta di aumento del capitale sia arrivata da Nepta, del gruppo Italgas), subentrata a Veolia neppure un anno fa. Le associazioni dei consumatori avanzano un interrogativo: “Cosa può essere accaduto di così grave in questo relativamente poco tempo? Una delle risposte che possiamo solo ipotizzare è: Nepta non aveva adeguatamente approfondito la situazione al momento di liquidare Veolia? Ma sembrerebbe sin troppo strano che con uno staff di professionisti di alto livello, come quello che sicuramente ha a disposizione Italgas non siano state effettuate tutti i riscontri del caso. Comunque, il problema non può essere riversato sui cittadini ed utenti dei 38 comuni del territorio di competenza di Acqualatina i quali, grazie al sistema tariffario, stanno già pagamento una delle tariffe in assolute più alte d’Italia, senza avere un servizio all’altezza dei costi sopportati, come ha rilevato la stessa Corte dei Conti – osservano – Ed ora Acqualatina dopo aver ricevuto la garanzia di poter applicare un adeguamento annuale (ripetiamo annuale) a partire dal 2024 del 3,5% fino alla fine al 2029. Il che significa che, a fine gestione, ben che vada gli utenti del servizio idrico pagheranno circa il 32% in più rispetto al 2023.”.

E mancano altri interrogativi che i consumatori hanno rivolto ad Acqualatina, accusata peraltro di non rispondere: “In base a quali dati scientifici si può affermare che il livello delle dispersioni di acqua è di oltre il 70%, persino superiore a quello dichiarato nel 2016-2017? nonostante i milioni entrati con gli aumenti sistematici dal 2017 al 2024. Quale impiego si sta facendo delle somme delle morosità recuperate, visto che agli utenti non vengono ancora rimborsati, dopo averli prelevati con le tariffe? A quanto ammontano i soldi recuperati?; Quali nuove opere sono state effettuate grazie alle somme accantonate nel FoNI, ossia il Fondo Nuovi Investimenti? Quale impiego la società sta facendo delle somme da corrispondere annualmente ai comuni (canoni concessori) per l’utilizzo delle loro infrastrutture e che non risulta siano stati pagati? Quale impiego si sta facendo degli utili multimilionari dichiarati nei vari bilanci a partire dal 2003? E uno stimolo Assoconfam, Codacons, Codici e Fedicons lo rivolgono, inoltre, anche agli stessi sindaci.

“Non possano più accontentarsi delle risposte che fornisce Acqualatina. Devono mettere in piedi un sistema di controlli e di verifiche certe ed effettive sulle carte del gestore, sul sistema degli appalti, sul sistema del recupero dei crediti e sulle sue casse, oltre che sulle sue procedure interne ed esterne nel rispetto delle deliberazioni di ARERA, così come devono fare ogni anno per la gestione dei rispettivi comuni, prima di far approvare i loro bilanci. Un sistema simile al controllo analogo che tutti loro, nessuno escluso, deve sentirsi chiamato ad attivare, al fine di assumere le decisioni più opportune rispetto alle richieste di Acqualatina, ma che, da una parte non risenta di alcuna influenza ideologica e, dall’altra, li metta al riparo da possibili conseguenze civili, contabili e persino penali, eventualmente anche ricorrendo a società specializzate in materia. Abbiamo il dubbio che sino ad ora questi approfondimenti siano mancati o che siano stati molto superficiali, ma ora è giunto il momento delle decisioni da prendere con responsabilità….naturalmente nell’esclusivo interesse degli utenti che, essendo i soci veri (perché pagano il servizio) dell’ente gestore, stanno sopportando i costi economici della gestione dell’acqua”.