LATINA, Asl – La medicina generale in provincia di Latina è un malato cronico che necessita di una terapia shock. Lo dice senza peli sulla lingua il segretario provinciale della federazione che raggruppa i medici di medicina generale (Fimmg) Erasmo Di Micco. Ha firmato una lettera che, altrettanto shock, ha inviato alla direttrice generale dell’Asl Sabrina Cenciarelli e al direttore sanitario Sergio Parrocchia. Di Micco con l’azienda sanitaria locale intende promuovere un “atteggiamento costruttivo e di confronto” ma sono troppe le distanze esistenti arrivando a lamentare “un approccio dilatorio su varie tematiche” e ad assistere su altre “ad iniziative unilaterali ed estemporanee”. I Medici di famiglia della provincia, innanzitutto, chiedono di promuovere un’iniziativa sull’”inquadramento a ruolo unico con organizzazione dello svolgimento dell’attività oraria” a partire dall’l1 gennaio 2025”.
Di Micco il 9 ottobre scorso in una lettera ai vertici aziendali ha criticato, a tal riguardo, le sue decisione, “assunte senza il preventivo confronto con le OS e il necessario passaggio per il Comitato Aziendale per la medicina generale. Questa iniziativa ha solo creato allarme e incertezza tra i destinatari contribuendo ad alimentare un clima di sfiducia che rischia di allontanare altri medici dalla medicina generale”. E tutto ciò nel momento in cui la carenza di medici mette a repentaglio la sopravvivenza di importanti servizi territoriali quali i Pat, la Continuità Assistenziale , Ambufest, la copertura sanitaria di intere comunità montane o periferie di città pontine. La Fimmg innanzitutto ha chiesto di conoscere i criteri con i quali “si assegnano incarichi nelle varie strutture esistenti o a venire in assenza di un regolamento regionale e/o aziendale. Non può evidentemente essere a discrezione del funzionario aziendale.”. I Medici di base pretendono, dunque, un “ripensamento dell’iniziativa aziendale di attribuzione dell’attività oraria in assenza di norme che ne definiscano le procedure applicative” . E ci sono state le risposte dell’Asl? “Si – risponde Di Micco – ma sono a nostro parere interlocutorie ed insufficienti”.
L’attività degli Ambufest è un altro tasto dolente. Gli uffici competenti avrebbero proceduto ad elaborare i compensi dei medici con importi orari di differente entità (caso unico, quello di Latina, tra le Asl laziali). “Ad oggi non è dato sapere quali criteri siano stati adottati, nonostante le richieste di chiarimenti degli stessi medici. Stesso lavoro, differente compenso. Ci chiediamo – aggiunge il segretario generale della Fimmg – se quando si determina una proposta, un protocollo di intesa, una manifestazione di interesse e così via, queste siano modificabili unilateralmente nel tempo e/o su iniziative estemporanee di singoli funzionari. Ci chiediamo come sia possibile non pensare che un servizio che ha numeri importanti di accesso e gradimento da parte della popolazione venga messo in discussione per comportamenti superficiali, discrezionali, e che nessuno si preoccupi di ridare certezza nonostante il fatto che molti medici ci hanno già comunicato che in queste condizioni non se la sentano di continuare”
Per non parlare dei Cad che erogano importantissime prestazioni domiciliari. Ci sono stati una serie di incontri tecnici, informali e formali, e ripetuti passaggi in Comitato Aziendale ma “restano indefinite le evoluzioni sui pagamenti delle aperture delle nuove schede Cad sul portale aziendale secondo l’accordo aziendale del 2013. Questi compensi sono stati riconosciuti fino nel 2018 seppur a seguito di un accordo transattivo tra sindacati e Asl con la promessa di una messa a regime che non è mai avvenuta, ancora una volta accordi presi, rispettati dai medici di medicina generale che hanno consentito all’Asl di Latina di essere l’unica a vantare l’informatizzazione del servizio Cad, ma clamorosamente violati dall’Azienda Sanitaria di Latina.
La stessa critica ha investito la procedura della dispensazione tramite Cad delle “Ebpm” (le Eparine a Basso Peso Molecolare, farmaci anticoagulanti utilizzati in medicina per prevenire e trattare le trombosi venose profonde e le embolie polmonari, oltre che per alcune patologie coronariche) per i pazienti a domicilio. Attualmente al medico di medicina generale, contestualmente alla richiesta del farmaco, a volte si continua a richiedere di indicare gli score emorragico e trombotico al fine della dispensazione. “Questo passaggio appare ridondante ed inaccettabile – osserva il dottor Di Micco – è evidente che nel processo decisionale prescrittivo di una “Ebpm” sia naturalmente già considerata dal medico la condizione clinica e quindi la valutazione dei rischi e benefici attesi. Nelle determinazioni conclusive degli ultimi due Comitati Aziendali era stato recepito come impegno di rappresentare la questione davanti la Direzione generale dell’Asl per “concordare e definire un percorso rispettoso dei ruoli del prescrittore e del dispensatore tra tutti gli attori e, dunque, medico di base, Cad e servizio farmaceutico. Ad oggi nessuna risposta”
La Campagna vaccinale 2025-2026 si sta rivelando una mesta incompiuta. Ad oggi in alcuni territori non sono state inviate le seconde trance dei vaccini antinfluenzale ed alcuna confezione di Pneumococco e Covid. Ed il segretario Di Micco è un fiume in piena: “Non è possibile non rendersi conto del grave disservizio sull’intera campagna vaccinale. Alcuni medici stanno terminando l’antinfluenzale con il rischio quindi di interrompere la campagna. Il non avere in questo momento disponibili Pneumococco e Covid non ci permette la somministrazione contemporanea dei vaccini. Significherà che molti cittadini dovranno recarsi più volte dal medico di medicina generale che dovrà ricevere due volte lo stesso cittadino con il rischio che molti cittadini non faranno vaccinazione. Un capolavoro di organizzazione”.
Intanto i medici di famiglia vogliono risposte certe dall’Asl anche sul ruolo delle Capi, le commissioni Appropriatezza prescrittiva Interdistrettuale. La Regione Lazio ha segnalato circa duecento medici “alto spendenti” e partono degli audit interni. “Ci risulta che sia ancora in vigore un regolamento ufficiale delle Capi” definito con la stessa Regione. Riteniamo pertanto illegittimo qualsiasi passaggio che si ponga al di fuori degli accordi firmati. Chiediamo con fermezza che un elemento così importante quale l’appropriatezza prescritta farmacologica – aggiunge Di Micco – sia riportata all’interno di una discussione nel merito scientifico e normativo al di là del mero resoconto contabile sulla spesa complessiva del singolo medico”.
Capitolo-Appropriatezza diagnostica, è il sesto elemento di debolezza segnalato alla dottoressa Cenciarelli e al direttore Parrocchia. La Fimmg si dice “molto preoccupata dell’iniziative riguardanti le tematiche dell’appropriatezza diagnostica. Un approccio non rispettoso delle prerogative della professione del medico rischierebbero di innescare atteggiamenti di ipoprescrizione, di medicina difensiva per ragioni amministrative, di invio improprio a visite specialistiche inutili e ridondanti, di invio al Pronto soccorso per risparmio di prescrizioni di indagini. Un perfetto disastro” – taglia corto Di Micco. Non c’è da essere allegri per quanto riguarda quelle che vengono definite le “interferenze dei Cup”, i centri unici di prenotazione. La Fimm lamenta il “mancato controllo degli operatori dei Cup relativamente alle continue richieste di cambio di priorità per le prenotazioni di prescrizione. L’utilizzo di una classe di priorità ha un importante valore clinico oltre che medico-legale. È possibile che un operatore Cup – si interrogano i medici di base – possa determinare e richiedere un cambio di priorità? È complicato dare una direttiva univoca che renda stabile il non ripetersi di questi comportamenti?”
Sul tappeto c’è poi la mancata attività prescrittiva e certificativa secondo normativa degli specialisti. Si tratta, questo, di un argomento “che oramai è storico, non governato, nonostante i proclami.” Si confidava, inoltre, sul ruolo dei tavoli tecnici: “Evidentemente sono inutili perché senza atti conseguenti, quale quello sulla diagnostica di 1°livello effettuata dal medico di medicina generale all’interno di percorsi concordati con particolare riferimento alle patologie croniche ed alla riduzione di accessi al Pronto Soccorso. Quindi parliamo di condizioni cliniche gestibili nello studio medico con l’ausilio di una diagnostica di base. Si sono rivelati tavoli ed elaborazioni inutili perché restano lì, nell’indefinito, senza conseguenti decisioni.”
E infine l’auspicato e doveroso “rispetto tra le parti”. La Fimmg definisce “atteggiamenti reticenti” quelli riguardanti tematiche importanti come la determinazione delle zone carenti. “Sulle modalità di rilevazione non ci sono state fornite risposte chiare sui conteggi. Addirittura dopo una formale richiesta legale di “Accesso agli atti” ci vediamo recapitare non la procedura attuata, ma riferimenti normativi. Una vera presa in giro”.
Cosa fare? Erasmo Di Micco lancia un altolà ai vertici aziendali dell’Asl pontina: “Riteniamo inutile continuare il confronto dialettico con la Direzione in assenza di impegni scritti, formali e vincolanti sulle queste tematiche esposte. In assenza di concrete risposte entro i prossimi quindici giorni – che scadono entro fine settimana – la nostra federazione non parteciperà ad alcun incontro nelle sedi istituzionali. Incroceremo le braccia? – s’interroga rispondendo Di Micco – E’ una possibile forma di protesta che la normativa vigente non ci preclude ma speriamo di ricomporre un dialogo proficuo nell’interesse degli operatori sanitari dell’Azienda e per i cittadini della provincia di Latina”.