VENTOTENE — Dal 12 al 14 settembre l’isola simbolo del Manifesto di Spinelli è tornata al centro della scena europea con la prima edizione della Conferenza europea di Ventotene per la libertà e la democrazia. Tre giorni intensi, promossi dalla vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno e organizzati dall’Ufficio del Parlamento europeo in Italia con la collaborazione della Rappresentanza della Commissione, che hanno intrecciato testimonianze, analisi e proposte concrete in un momento storico segnato da guerre, disinformazione e nuove fragilità democratiche.
L’apertura ideale è arrivata con il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha ricordato come Ventotene “si sia trasformata in uno dei luoghi ispiratori dei valori di pace e democrazia” dell’Unione. Un richiamo netto alle radici antifasciste del progetto europeo e alla responsabilità di trasmettere quei valori alle nuove generazioni. Le sue parole hanno fatto da bussola a un programma che ha portato sull’isola premi Nobel, figure simbolo dell’opposizione ai regimi autoritari, esponenti delle istituzioni e del mondo della ricerca, giornalisti e attivisti.
Nei luoghi più suggestivi di Ventotene — dai Giardini del Comune alla Sala del Consiglio comunale, dal Belvedere Granili a Piazza Alcide De Gasperi — si sono alternati panel su difesa europea, sicurezza, diritti e interferenze straniere. Hanno portato la loro voce Yulia Navalnaya, erede morale della battaglia di Alexei Navalny contro l’autoritarismo russo; la giurista iraniana e Nobel per la Pace Shirin Ebadi; la leader dell’opposizione bielorussa Sviatlana Tsikhanouskaya, già Premio Sacharov; insieme con Oleksandra Matviichuk e Oleksandra Romantsova del Centro per le Libertà Civili, insignito del Nobel e del Premio Sacharov nel 2022. Altre voci fondamentali sono arrivate dal Medio Oriente, con un incontro pubblico che ha messo attorno allo stesso tavolo esponenti delle reti civili israeliane e palestinesi, a testimoniare che anche “oltre l’orrore” è possibile cercare spazi di dialogo. La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha inviato un videomessaggio, segno dell’attenzione delle istituzioni comunitarie per l’iniziativa.
Tra i fili rossi emersi con forza c’è la necessità di rafforzare la capacità di difesa comune dell’Unione senza smarrire la bussola dei diritti fondamentali. È riemersa con urgenza la questione della disinformazione e delle ingerenze straniere nel dibattito pubblico europeo, un tema che tocca la qualità del voto e la salute dell’ecosistema mediatico. La geopolitica, hanno ricordato molti relatori, non può essere separata dalla dimensione civile: la domanda che sale dalle piazze di Teheran come dalle carceri russe o bielorusse chiede all’Europa coerenza tra realpolitik e tutela delle libertà.
Accanto ai dibattiti, la conferenza ha proposto momenti simbolici e partecipativi. Ha catturato l’attenzione il lancio della “mongolfiera dell’Europa”, realizzata dagli artigiani isolani, divenuta un’icona visiva della tre giorni. In parallelo si è svolto il “Democracy Camp”, un laboratorio diffuso che ha coinvolto studenti, giovani della rete Insieme-per.eu e content creator in workshop dedicati a partecipazione, diritti e lotta alla manipolazione dell’informazione, con la possibilità di confrontarsi direttamente con dissidenti e testimoni.
La scelta di Ventotene, del resto, non è casuale. Qui, nel 1941, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrissero al confino il Manifesto per un’Europa libera e unita, la matrice ideale del federalismo europeo. Tornare sull’isola significa riallacciare il filo tra memoria e azione, tra la lezione dell’antifascismo e le sfide di oggi. Per tre giorni Ventotene è stata una vera agorà, con collegamenti, dirette e talk che hanno trasformato le sue piazze in un crocevia di idee e proposte. Non sono mancate posizioni critiche sull’impostazione dell’evento, a conferma che il confronto sull’Europa è vivo e aperto: un segnale di vitalità democratica, non un inciampo.
La cornice istituzionale è stata ampia. Oltre a Picierno e al contributo di Metsola, sono intervenuti eurodeputati di diversi gruppi politici, amministratori locali, studiosi e analisti, moderati da giornalisti di testate nazionali. Il risultato è stato un mosaico polifonico che ha evitato l’autoreferenzialità, chiamando in causa la società civile e le esperienze dal basso, dai movimenti femminili del Medio Oriente agli attivisti per i diritti umani dell’Europa orientale.
Per il territorio del Sud Pontino la conferenza ha avuto anche un significato concreto. Ventotene conferma il proprio ruolo di luogo-memoria e laboratorio civico, capace di attrarre attenzione internazionale e di generare ricadute culturali e formative per l’intera area del Golfo di Gaeta. La lezione del Manifesto non è una citazione d’archivio: è una pratica da rinnovare, come ha ricordato il Quirinale, perché ogni generazione è chiamata a reinventare l’Europa a partire dai suoi principi fondativi.
Cosa resta di questi tre giorni? Un’agenda di lavoro chiara. L’Unione è attesa da scelte impegnative sulla sicurezza comune e sulla resilienza informativa; allo stesso tempo deve alzare lo sguardo e rendere credibile, anche sul terreno della politica estera, la sua vocazione a difendere libertà e diritti. Ventotene non ha offerto soluzioni facili, ma ha rimesso al centro l’essenziale: l’Europa non è soltanto un mercato, è un progetto politico nato per impedire che la violenza e la sopraffazione abbiano l’ultima parola. Su quest’isola di roccia e vento, quel progetto ha trovato nuova voce.