Latina / Arresti domiciliari, la difesa di Enrico Tiero prepara il ricorso

LATINA, Caso Tiero – “La misura cautelare emessa dal Gip Cario è spropositata e contiamo di ottenere il suo annullamento perché ci sembrano infondate le ragioni con cui è stata emessa: la reiterazione del reato e l’inquinamento delle prove”. Dopo aver anticipato ai cronisti l’esistenza dell’inchiesta da parte della Procura, è tornato a parlare uno dei due legali, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo (l’altro è Angelo Fiore), del consigliere regionale Enrico Tiero da sabato mattina agli arresti domiciliari con l’accusa, grave se risultasse veritiera, di corruzione.

Pasquale Cardillo Cupo

Cardillo Cupo ha confermato di lavorare per la presentazione di un ricorso al Riesame che contro il provvedimento cautelare chiesto al Gip Cario deve essere formalizzato entro il decimo giorno dalla notifica della misura del Tribunale di Latina. Fratelli d’Italia, la forza politica da cui si è autosospeso Tiero, continua a rimanere in silenzio ma non hanno fatto piacere al partito di Giorgia Meloni quanto ha appurato la Procura di Latina: l’estrema, quasi ossessiva, necessità di Tiero di contare di più all’interno attraverso un tesseramento che realizzava in cambio di favori (assunzioni a singoli cittadini) e appoggi ad aziende impegnate nella sanità e nel ciclo dei rifiuti.

Che Tiero non fosse in sintonia con i dirigenti provinciali e gli altri due consiglieri regionali eletti nel 2023 in provincia di Latina, la riprova è in un messaggio whatsapp inviato alla sorella di Giorgia Meloni, Arianna, in cui esternava tutto il suo malessere e disappunto di stare in una forza politica in cui si considerava un estraneo, quasi un ospite indesiderato….nonostante 16mila voti raccolti in occasione del voto del 12 e febbraio 2023. Intanto la vicenda, nonostante i tanti silenzi in provincia di Latina, comincia a far rumore negli ambienti romani di Fdi e della stessa Regione, alle prese con il problema, che necessità dei dovuti tempi tecnici, della sostituzione di Tiero sino a quando sarà in piedi la detenzione domiciliari. Alla Pisana si muovono le minoranze che, attraverso capigruppo dell’opposizione di centro sinistra, Mario Ciarla, del Partito democratico, Marietta Tidei, di Italia viva, Adriano Zuccalà, del Movimento 5 stelle, Alessio D’Amato, di Azione, Claudio Marotta, di Verdi e sinistra e Alessandra Zeppieri, di Polo progressista, hanno chiesto al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca di venire in aula e di riferire su quello che è stato già chiamato il “sistema Tiero”.

“Finora il presidente – hanno dichiarato i capigruppo delle minoranze – è rimasto in silenzio sulle gravissime accuse che la procura muove nei confronti del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Tiero, sottoposto a misure cautelari. Ora è necessario però che, di fronte a quello che emerge come un vero e proprio sistema Tiero, che piega gli interessi generali a quelli di parte finanche nell’agevolare l’accreditamento al sistema sanitario regionale di posti letto di strutture private oppure negli interventi diretti all’aggiudicazione di appalti in sanità, il presidente Rocca venga in aula a riferire. Le istituzioni vengono prima di tutto ed è necessario che sia fatta luce sul sistema di accreditamento e sugli appalti in sanità”. Da parte del governatore martedì non è tardata ad arrivare la risposta, secca e chiara, e nel corso della cerimonia della “Casa della Comunità Antistio” nel VII Municipio a Roma. “Cosa vado a riferire in Consiglio? Non ho mica fatto l’indagine, quindi c’è poco da riferire – Attendiamo gli sviluppi dell’inchiesta di Latina, non credo che il pubblico ministero verrà in Consiglio a riferire all’opposizione. Bisogna attendere senza fare demagogia ed essere fiduciosi nel lavoro della magistratura. Sicuramente quello che ho letto rispetto ai resoconti dei media su questa vicenda mi ha lasciato molto perplesso e non mi è piaciuto”. Già lunedì il governatore del Lazio era intervenuto sul tema a margine del trentennale di Federsanità. “C’è poco da commentare – aveva detto -. Certo, la situazione sotto il profilo etico, non dico sotto il profilo del rilievo penale, non mi piace. Però per quello che riguarda le responsabilità penali attendiamo il lavoro della magistratura, c’è poco da aggiungere”.

La controreplica delle minoranze è stata altrettanto piccata: “Il presidente Rocca non può limitarsi a definire ‘eticamente brutta’ la vicenda e poi dichiarare di avere poco da riferire in Consiglio. Nessuno chiede a Rocca di sostituirsi alla magistratura, ma di esercitare fino in fondo la propria responsabilità politica. Il presidente deve spiegare all’Aula e ai cittadini se intende affrontare con chiarezza un caso che scuote la credibilità della sua maggioranza e mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Invocare l’attesa del lavoro della magistratura non basta”. Insomma Rocca deve assumere una chiara “assunzione di responsabilità pubblica”. Non è escluso che lo faccia nel consiglio regionale già calendarizzato per la giornata di mercoledì 22 ottobre: “Davanti a fatti così gravi – hanno concluso i capigruppo d’opposizione – il silenzio non è possibile”.